Il Vangelo si muove con il popolo: Rahner e Francesco (di R. Oliva)


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Un altro bel contributo sul rapporto tra K. Rahner e il magistero di papa Francesco. Uno studente di dogmatica a Napoli, sez. S. Luigi, che sta lavorando con profitto sulla teologia di K. Rahner, può chiarire tre aspetti importanti di questa relazione. Credo possa aiutare tutti a riconoscere con facilità la differenza tra chi parla perché studia seriamente e sa le cose e chi parla solo per confondere le idee e per seminare zizzania. Su Rahner la rozzezza dei giudizi è spesso senza misura e fuori controllo. Ringrazio Roberto Oliva, che è vicario parrocchiale a Praia a Mare, per questo bel testo.

Il Vangelo si muove con il popolo: Rahner e Francesco

di Roberto Oliva

«Tante volte nelle visite in Vaticano dei nostri Padri Lei ha ricordato di aver studiato la teologia di Karl Rahner con le traduzioni di padre Alfredo Marranzini, il quale fu docente di teologia dogmatica e sacramentaria per tanti anni in questa Sezione».

Con queste parole p. Pino Di Luccio accolse papa Francesco a Napoli lo scorso 21 giugno presso la sez. S. Luigi della PFTIM. Non è una mera supposizione infatti l’ascendente teologico del papa argentino sul noto teologo tedesco: un riferimento rivalutato in questi ultimi giorni da due articoli interessanti scritti l’uno dal prof. Alfonso Botti e l’altro dal prof. Andrea Grillo.

Magistero kerigmatico. È conveniente risalire alle radici teologiche del magistero odierno senza forzature ideologiche, che rifletterebbero solo parzialmente la spiritualità di un gesuita come Jorge Bergoglio. È infatti un magistero che sin da Evangelii gaudium (2013) ha precisato la centralità del kerigma per la vita e la missione della Chiesa, con i suoi risvolti socio-politici (La dimensione sociale dell’evangelizzazione). La teologia di Karl Rahner nello stesso tempo si può definire kerigmatica dal momento che il suo cuore pulsante è sempre l’offerta gratuita della rivelazione divina che supera – anticipando – l’iniziativa volontaristica dell’essere umano, il quale sperimenta se stesso sempre «come uno a cui viene perdonato, e sperimenta tale perdono offertogli come l’amore perdonante, liberante e proteggente di Dio stesso, il quale perdona nel mentre si dona» (K. Rahner, Corso fondamentale sulla fede, 181). Questa prospettiva fonda i continui riferimenti alla misericordia di papa Francesco – non come grazia a buon mercato – ma come capacità di «vedere che cosa manca alla persone per realizzare il proprio potenziale autentico, come Dio desidera per loro (E. Borgman). Rahner non pone l’accento sulle prerogative morali o religiose della persona, ma sulla possibilità che essa ha di “lasciarsi afferrare” (Sich-ergreifen-Lassen) dalla tenerezza dell’incontro con Gesù Cristo. La sua visione di una Chiesa che non moralizza si radica qui e trova in Francesco un coerente risvolto pastorale, che – pur non scadendo in un relativismo pratico – preferisce concentrarsi sulla gioia di un Vangelo che salva perché sprigiona vita, amore e pace. La trasmissione del Vangelo avviene nel corso della storia con il Vangelo stesso e mai senza di esso, sebbene occorre «trasmettere la divina verità cristiana in dimensione veramente umana» (Papa Francesco).

Magistero in movimento. E’ palese la continuità ecclesiale e teologica che lega papa Francesco al Concilio Vaticano II, da egli stesso definito come un «aggiornamento, una rilettura del Vangelo nella prospettiva della cultura contemporanea». Rahner dal canto suo fu per il XX secolo il teologo del Concilio, perché più profondamente fu colui il quale cercò di far dialogare la Chiesa con la modernità attraverso una rilettura creativa della tradizione e della teologia di Tommaso. Rahner ispira Francesco, perché entrambi hanno a cuore il dialogo senza timori con il mondo moderno (e ormai postmoderno). La fiducia di papa Francesco nei processi – non negli spazi di potere politico e religioso – si motiva alla luce del desiderio di inculturare il Vangelo, che con la sua stessa potenza si fa strada lentamente in mezzo alle vicende storiche e culturali. «La teologia sia dunque radicata e fondata sulla Rivelazione, sulla Tradizione, ma anche accompagni i processi culturali e sociali, in particolare le transizioni difficili. In questo tempo la teologia deve farsi carico anche dei conflitti: non solamente quelli che sperimentiamo dentro la Chiesa, ma a anche quelli che riguardano il mondo intero» (Papa Francesco). Questo valore della storia, tipicamente rahneriano, evoca infatti la fiducia di una teologia viva per la vita concreta che presta interesse alla maturazione graduale del credente: «le singole verità di fede non esistano allo stesso modo dappertutto nella coscienza dei vari soggetti (diversi per tempo, appartenenza sociale, caratteristiche individuali …) e non vi compaiono allo stesso modo in primo piano o rimangano in egual modo in ombra» (Karl Rahner). Questa consapevolezza ha spinto papa Francesco sulla scia di una pastoralità della dottrina rintracciabile in special modo in Amoris laetitia.

Magistero popolare. L’esigenza di “completarci nella nostra recezione parziale della realtà e del Vangelo” (papa Francesco) genera una comunità ecclesiale che nel suo seno recepisce il kerigma trasmettendolo secondo una dinamica “popolare”. La teologia del popolo di Dio a fondamento della Lumen gentium ispira il magistero di Francesco e il suo richiamo al teologo gesuita, il quale fu uno dei più validi periti conciliari chiamati a collaborare alla stesura della Costituzione dogmatica sulla Chiesa. Per Rahner la categoria “popolo di Dio” fu rilevante, in relazione alla totalità dei redenti che ancora non appartengono visibilmente alla Chiesa cattolica. La Chiesa vista come un ospedale da campo non rappresenta allora un’immagine ad effetto, ma un modo di trasmettere il Vangelo in relazione alle ferite e alle storie reali di tutti, senza esclusione religiosa o culturale: «Teologicamente non è facile dire chi, per la sua fede, sta realmente, in maniera concreta e ‘soggettiva’, nella Chiesa e chi no. Già per questo la chiesa è una chiesa aperta, che essa lo voglia o no, che vi rifletta oppure cerchi di trascurarlo semplificando in maniera arbitraria la situazione» (K. Rahner).

 

 

 

 

 

 

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