Un conto bancario ti allunga la vita.


Ricordate la pubblicità? Ho esitato un po’ prima di decidere di usare questo titolo, per timore di essere fraintesa. Non si tratta di una pubblicità a favore delle banche ovviamente. Ma il messaggio è di indubbia efficacia e il tema particolarmente rilevante. Voglio richiamare l’attenzione sulla utilità di alcuni strumenti bancari, che sono necessari per il funzionamento di un’economia efficiente, in un contesto di rapporti sociali trasparenti. La tecnologia ha stravolto i modelli organizzativi bancari ed il rapporto con il cliente. Le banche per prime si interrogano sul loro futuro. In questa fase di grandi trasformazioni, non dobbiamo dimenticare alcune funzioni fondamentali che esse svolgono, quali la raccolta del risparmio e l’esercizio del credito.

In particolare, oggi voglio soffermarmi su un aspetto particolare e di attualità, la cui rilevanza è maggiore nei paesi in via di sviluppo, ma che ha implicazioni anche nei paesi occidentali. Un conto bancario può aiutare a combattere la violenza sulle donne. La violenza contro le donne è molto diffusa anche nel nostro paese, come la cronaca su giornali e tv ci ricorda quasi ogni giorno. Ma non è un problema solo italiano. Si tratta di un male molto diffuso nel mondo. Secondo la Banca Mondiale, il 38% delle morti violente femminili è commesso dai partner (si vedano vari servizi sul sito internet della BM). A livello internazionale, un terzo di tutte le donne ha subito una violenza in casa o dal proprio compagno. La World Health Organization ha persino definito tale violenza “un problema globale di proporzioni epidemiche”. Come possono i servizi finanziari avere un ruolo nel migliorare questa situazione?

Uno dei maggiori ostacoli nel combattere la violenza sulle donne nel mondo è l’incapacità o la non volontà, da parte loro, di chiedere aiuto. Ma oltre alla paura, una ragione importante perché le donne non cercano aiuto è data dalla dipendenza finanziaria; esse non hanno cioè abbastanza denaro o risorse economiche di cui possono disporre liberamente, per poter vivere autonomamente. La vulnerabilità alla violenza aumenta con la povertà. Se le donne avessero la possibilità di ottenere facilmente un conto bancario e di aprirlo indipendentemente dal marito o dagli altri membri maschili della famiglia, potrebbero salvarsi la vita! Il conto corrente ovviamente rappresenta solo uno strumento, che deve essere alimentato, ma esso può dare autonomia, libertà di accesso e di utilizzo delle disponibilità monetarie, anche se modeste.

Un report della Banca Mondiale (Women, Business and the Law 2016) ha evidenziato che le donne in vari paesi in via di sviluppo, come il Congo, la Nigeria e il Pakistan, incontrano molte difficoltà nell’accedere ai servizi finanziari di base senza la garanzia di almeno due uomini. Lo stesso rapporto prosegue dicendo che nei paesi con elevata violenza sulle donne è meno probabile esse abbiano un conto bancario, forme di risparmio o di credito, rimanendo cioè bloccate, ovvero nell’impossibilità di uscire da drammatiche situazioni di abuso.

Le politiche e i programmi che perseguono l’accesso ai servizi finanziari e l’empowerment delle donne –  che consentono quindi la loro emancipazione – possono aiutarle davvero solo attraverso un approccio su misura, che consideri le loro particolari condizioni. Le iniziative di inclusione finanziaria, specialmente di mobile e di digital banking, possono facilitare l’accesso delle donne ai servizi finanziari in un modo sicuro, sostenendo nel contempo la loro indipendenza.

È necessario quindi rimuovere tutte le barriere – legali od operative – all’accessibilità dei conti per permettere alle donne di rafforzare la loro indipendenza finanziaria. Va da sé che facilitare l’accesso delle donne ai servizi finanziari non è solo la “cosa giusta”, ma è anche una strategia di business. Le imprese private di telecomunicazione e gli istituti finanziari possono ottenere elevati benefici dall’espansione della base dei loro clienti, nel rendere le soluzioni di mobile banking disponibili alle donne, che in genere controllano le spese della famiglia, peraltro con maggiore affidabilità rispetto agli uomini (per la gestione ordinaria ma anche per le spese sanitarie o di istruzione). Ciò è particolarmente evidente in alcuni paesi emergenti che mostrano già una elevata penetrazione mobile e servizi di mobile money anche fra le donne, come la Mongolia, molti paesi del Sud Asia, le Filippine e il Kenya.

I conti bancari non sono evidentemente l’unico strumento, l’unica soluzione per combattere la violenza sulle donne o per garantirne l’indipendenza, ma sono mezzi che possono aiutare la donna ad avere un maggior controllo sulle proprie disponibilità finanziarie. E se il conto bancario può poi portare la donna ad avere un conto di risparmio (con la possibilità di accantonare risorse per eventuali bisogni futuri anche dei figli) o una linea di credito, si possono aprire per essa altre opportunità. I conti bancari possono essere il punto critico, lo snodo, per rimuovere le donne e le loro famiglie da circostanze difficili e potenzialmente pericolose.

La disponibilità di tali strumenti ci può sembrare scontata, a noi cittadini in paesi occidentali, ma forse per molte donne anche in questi paesi essa così scontata non è. Pensiamo alla chiusura di molte filiali in paesi, isolati, in molte regioni italiane, con gli anziani che a fatica sanno usare il cellulare, posto che vi sia una adeguata connessione alla rete (telefono e banca possono semplificare loro la vita?).

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