Munera 1/2020 – Paolo Mocarelli >> Medicina e umanità: dall’assistenza alla solidarietà

Il mondo della Medicina è sempre stato un riflesso della società. Umanità e dolore hanno significato per secoli “relazione”, una relazione forte con persone “dolenti” perché si trattava di una condizione comune, condivisa dalla propria comunità. Questa realtà oggi, nel mondo occidentale, è cambiata per l’intervento di cause diverse che negli ultimi decenni hanno fatto maturare una “frattura” col passato, mai sperimentata in precedenza e simile come portata delle sue conseguenze alla rivoluzione del neolitico, quando si è verificato il passaggio dalla vita di “cacciatori-raccoglitori” nomadi a quella di “agricoltori” stanziali.

Accenno molto brevemente e non esaustivamente ad alcuni cambiamenti che hanno avuto e hanno significativi riflessi in Sanità.

1) Negli ultimi 50.000 anni, più o meno 2.000 generazioni, la vita media è stata di circa 35-40 anni; nelle ultime 4 generazioni la vita media è più che raddoppiata a circa 85 anni, ed è in ulteriore crescita. Questo ha comportato, insieme a molti ovvi risultati positivi, anche un aumento significativo delle disabilità, che interessano ormai il 6% della popolazione complessiva, con punte superiori al 43% tra chi ha più di 80 anni e con presenza di diffuse polipatologie.

2) Noi siamo quindi sempre più un prodotto “culturale”, per certi versi artificiale, alla cui gestione non siamo molto preparati, considerando che il passato non ci aiuta molto. Basti pensare anche solo al nuovo grande e complesso problema della prevenzione per vivere il più possibile in salute.

3) L’enorme impegno in attività di ricerca scientifica e tecnologica ha consentito risultati impensabili accrescendo l’impatto della potenza della scienza/tecnologia nella vita di ogni giorno, con grandi vantaggi, ma anche con rischi non trascurabili. L’insieme delle conoscenze scientifiche oggi raddoppia ogni tre anni circa, mentre a metà del secolo scorso questo avveniva ogni 25 anni. Non è quindi più un percorso lento, indirizzato a conoscere meglio la natura, come in passato, ma si è verificato un enorme salto di qualità perché ora, grazie soprattutto alle conoscenze in fisica e biochimica, siamo in grado di manipolarla e modificarla. Queste trasformazioni hanno consentito alla Medicina (si pensi soltanto alle nanotecnologie o alla farmacologia) incredibili risultati e un notevole approfondimento del sapere, ma in presenza di una specializzazione/frammentazione sempre più evidente.

4) L’incremento significativo dell’urbanizzazione ha portato all’indebolimento/rottura dei legami/relazioni della vita di villaggio con radici secolari e ha contribuito con altri fattori alla crisi dei legami familiari.

5) La frammentazione culturale della società e l’esplosione delle “attese individuali” hanno indotto un’esasperazione della soggettività che ha reso l’identità personale una questione strettamente privata, originando uno dei fatti più rivoluzionari della società attuale e la conseguente crisi/cambiamento di costumi e paradigmi consolidati. Uno dei risultati è la sempre più diffusa scarsa correlazione fra valori e comportamenti. Si pensi alla vasta coscienza ecologica e al poco rispetto per l’ambiente vicino a noi, oppure al riconosciuto valore della democrazia e alla scarsa partecipazione cosciente alla vita politica, o, ancora, al riconosciuto valore della buona salute e a comportamenti per mantenerla/accrescerla che sono ben poco seguiti. Contraltare di questa pervasiva rivendicazione di autonomia è una contraddittoria e quasi prepotente richiesta di rassicurazione, specie in caso di malattia.

6) La nuova potenza/potere culturale di internet consente inimmaginabili vantaggi di comunicazione, ma, al tempo stesso, genera l’illusione di possedere una conoscenza specifica e utilizzabile che invece è del tutto superficiale. Chiunque “sa” (o pensa di sapere) e pretende di conseguenza maggior autonomia, non solo nella vita pubblica, ma anche con riferimento a problemi come prevenzione (basti pensare alle vaccinazioni), terapie, medici specialisti, reparti/ospedali (con un proliferare di classifiche di varia natura).

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