“Educazione finanziaria in Italia: a che punto siamo?”


“Educazione finanziaria in Italia: a che punto siamo?”, Osservatorio Monetario Università Cattolica, 2/2019. Angelo Baglioni (a cura di)

Quante cose siamo tenuti a conoscere per poter muoverci adeguatamente in una realtà tanto complessa quale quella attuale, oltre si intende a tutto ciò che sta alla base della nostra professione, qualunque essa sia? La tecnologia, con computer e telefoni, per poter essere sempre connessi; la sanità, per essere sempre in forma, solo per ricordare i temi forse più pressanti.

Non meno importante è l’economia, intesa nella sua accezione più ampia, che comprende sia l’attività produttiva sia la finanza. Innumerevoli studi dimostrano che un adeguato sviluppo sociale/culturale si accompagna o meglio è esso stesso favorito da una adeguata diffusione degli strumenti finanziari, la cosiddetta inclusione finanziaria. Essa però deve accompagnarsi ad una adeguata educazione finanziaria che non è solo – come indicato nell’introduzione del testo curato da Angelo Baglioni – un indice di conoscenza di come funzionano gli strumenti finanziari ma l’acquisizione di una consapevolezza di vita guidata da opportune scelte economiche. Non basta cioè la mera financial literacy, ma è indispensabile acquisire la financial capability, che è la combinazione di conoscenza, capacità, attitudini e comportamenti che una persona deve tenere per prendere decisioni finanziarie adeguate al fine del conseguimento del proprio benessere. Purtroppo, è cosa tristemente nota che il nostro paese si colloca in posizione molto arretrata nelle graduatorie internazionali, in relazione al grado di educazione finanziaria, sebbene molto sia stato fatto da parte delle autorità preposte.

In effetti, si è sorpresi (anche chi segue questi temi!) nel venire a conoscenza dell’elevato numero di iniziative condotte nel nostro paese, guidate in primo luogo dal Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria, presieduto da Annamaria Lusardi. Fra le numerose iniziative, il Comitato ha realizzato un portale nazionale nell’ambito di un piano strategico pluriennale: quellocheconta.gov.it, che grazie anche ad una grafica molto lineare ed essenziale, chiarisce i concetti che riguardano sia gli strumenti finanziari connessi alle tappe fondamentali della vita (lavoro, acquisto della casa, pensione…) sia le caratteristiche degli strumenti disponibili (bancari, assicurativi e previdenziali).

La Consob, l’autorità che vigila sul corretto funzionamento dei mercati finanziari, ha creato in particolare – come spiegano Giuseppe D’Agostino e Pasquale Munafò nel testo – un applicativo-web per esposti e segnalazioni dei risparmiatori, nonché un Organismo di risoluzione stragiudiziale delle controversie tra intermediari e investitori, in un ambito particolarmente delicato, come la cronaca degli ultimi anni ha evidenziato e che i cittadini dovrebbero utilizzare anche per evitare il rapido diffondersi di abusi e truffe. Le banche stesse sono interessate ad una diffusa educazione finanziaria che è propedeutica all’inclusione. Esse mirano sempre più all’offerta di una gestione specialistica, a maggiore valore aggiunto, mentre le transazioni più semplici (in primo luogo i pagamenti) sono gestite con canali tecnologici in un contesto molto concorrenziale e quindi con ritorni economici sempre più modesti.

Fra i principali attori vi è naturalmente la scuola, con il MIUR che con il Comitato ha organizzato le Olimpiadi di Economia e Finanza, nonché i Centri provinciali per l’istruzione degli adulti (CPIA), come spiegano Patrizia De Socio e Alvaro Fuk. In molti indirizzi scolastici, tuttavia, l’economia non rappresenta materia di studio, sebbene non manchino i casi di docenti molto attenti che, nell’ambito di altre materie quali la geografia e la storia, inseriscono approfondimenti di economia. Ma è evidente che questo non può bastare.

Numerose iniziative sono state indirizzate a specifiche categorie, non solo cioè agli studenti e agli adulti ma anche a talune categorie fragili, ad esempio i ragazzi delle periferie, come ha evidenziato l’esperienza del Museo del Risparmio, guidato da Giovanna Paladino. Una particolare attenzione è stata riservata in questo capitolo alla “paghetta”, sulla quale tutti i genitori sono tenuti prima o poi a decidere, sottolineandone l’utilità al fine di una crescente responsabilizzazione della gestione delle proprie risorse anche, anzi soprattutto, se molto limitate.

L’Osservatorio nazionale di Educazione Economico-Finanziaria (ONEEF), finalizzato proprio alla mappatura dei programmi di educazione finanziaria nel nostro paese, ha infine evidenziato – a cura di Paola Bongini, Doriana Cucinelli e Emanuela Rinaldi – che rimane una notevole disparità fra le iniziative condotte nel nord e nel sud.

Il testo dell’Associazione per lo Sviluppo degli Studi di Banca e Borsa (ASSBB) aiuta quindi a diffondere una più radicata consapevolezza della necessità di una adeguata conoscenza dei meccanismi finanziari, assicurativi e previdenziali. Il debito, il deficit pubblico, lo spread sono ben più che numerini o numerelli, come si sente dire talvolta scioccamente, ma piuttosto indicatori di condizioni molto concrete, che incidono in modo determinante sulla nostra vita e sul nostro futuro.

Quale terribile esperienza hanno vissuto molti risparmiatori italiani (ricordate i mutui in ecu? E le obbligazioni prive di rischio?) ed esteri (ne sa qualche cosa chi nell’est Europa qualche anno fa si è indebitato in franchi svizzeri per ottenere un basso tasso di interesse e poi si è visto esplodere le rate da rimborsare). È importante richiamare l’attenzione – insistentemente – su quanto siano utili la pianificazione finanziaria, una adeguata previdenza e la copertura contro i rischi, nonchè sulla rilevanza di concetti di buon senso apparentemente banali, quali il legame rischio/rendimento che si rifà al consiglio della nonna secondo cui “nessuno ti dà niente per niente”, che rimangono spesso lettera morta.

Infine, il testo offre innumerevoli indicazioni bibliografiche, molto utili anche per una valutazione internazionale. Emerge però purtroppo che rimane ancora molto da fare, nonostante le numerose iniziative di cui si è dato conto, destinate non solo ai privati ma anche alle imprese soprattutto PMI che sono una vera ricchezza del nostro paese, ricordate opportunamente nel testo. Se a tutt’oggi rimane un ampio gap informativo occorre ancora mettere mano ai contenuti dell’informazione (semplificando, utilizzando un linguaggio chiaro, …) e ai canali, avvalendosi di tutti gli strumenti di comunicazione disponibili, che oggi certo non mancano. Sia da parte di chi offre prodotti finanziari, sia da parte di chi li utilizza o dovrebbe utilizzarli.

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