Così antica e così attuale: esperienza della anafora di Addai e Mari (di Stefano Sodaro)


addai

La meditazione qui pubblicata è, allo stesso tempo, segno di una esperienza nuova e di una tradizione antichissima. Tutte le risorse possono essere messe a disposizione, dal presente e dal passato, dall’Oriente e dall’Occidente, per affrontare una stagione tanto critica quanto promettente. Ringrazio Stefano Sodaro per aver permesso a “Come se non” la pubblicazione di questo testo, singolare e prezioso.

Così antica e così attuale: esperienza viva della anafora di Addai e Mari (di Stefano Sodaro)

 

Lei e lui s’erano conosciuti in una chiesa ortodossa.

Poi s’erano frequentati. Poi s’erano sposati.

Ma in quella chiesa, adesso, non potevano più andarci, chissà per quanto. Struggimento di un esodo da condizioni obbligate, da segregazioni necessarie ma durissime, sogno di un nuovo tempo d’abbracci, di baci, di mani da stringere.

Si chiesero se fosse comunque un tempo di grazia. Si guardarono negli occhi. Comparve qualche lacrima, raccolta dall’amore di Dio. Perché il Dio di Gesù di Nazaret – lo sapevano, lo sentivano – era presente nella loro casa, nei loro dubbi, nelle loro incertezze, nelle loro attese. Come nelle vite di tutti, adesso.

La celebrazione comunitaria dell’Eucarestia era ancora impossibile, per le note ragioni sanitarie.

Eppure si ricordarono di un’antichissima preghiera eucaristica della Chiesa Assira, nella Tradizione Siro-Orientale: l’Anafora di Addai e Mari. Lui era uno studioso di diritto canonico orientale, lei appartenente proprio alle Antiche Chiese d’Oriente.

Tra il luglio e l’ottobre del 2001 – lo rammentavano bene perché stavano per sposarsi allora – erano comparsi gli “Orientamenti per l’ammissione all’Eucaristia fra la Chiesa Caldea e la Chiesa Assira dell’Oriente” emanati dal Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani ed elaborati in accordo con la Congregazione per la Dottrina della Fede e con la Congregazione per le Chiese Orientali, seguiti da un articolo dedicato alla “Ammissione all’Eucaristia in situazioni di necessità pastorale. Disposizione fra la Chiesa Caldea e la Chiesa Assira dell’Oriente”.

La Chiesa Caldea è una Chiesa orientale cattolica, la Chiesa Assira una Chiesa d’Oriente non ancora in piena comunione con la Sede di Roma.

Riconosceva esplicitamente il n. 1 del Documento: «Entrambe queste Chiese particolari continuano a condividere la stessa tradizione teologica, liturgica e spirituale. Esse celebrano i Sacramenti o Misteri Sacri secondo la tradizione siriaca orientale.» Ed affermava il n. 3: «L’Anafora di Addai e Mari è singolare in quanto, da tempo immemorabile, essa è adoperata senza il racconto dell’Istituzione.»

Riportava testualmente, al n. 2, il citato articolo (dell’ottobre 2001) che accompagnava il Documento: «L’Anafora di Addai e Mari, tuttavia, così come essa è riprodotta negli antichi codici giunti fino a noi, e così come è utilizzata nell’ininterrotta pratica liturgica della Chiesa assira dell’Oriente, non contiene un coerente racconto dell’Istituzione. Per molti anni, gli studiosi si sono chiesti quale fosse la versione originale dell’Anafora di Addai e Mari. Per alcuni, la formula originale dell’Anafora sarebbe stata più sviluppata ed avrebbe contenuto un racconto dell’Istituzione. Altri studiosi ritengono invece che essa non abbia mai contenuto un racconto coerente dell’Istituzione, e che di conseguenza la versione breve sia quella originale. Tuttavia, la maggior parte degli studiosi sostiene attualmente che la seconda ipotesi è con tutta probabilità quella esatta. In ogni caso, tale quesito storico non può essere risolto con assoluta certezza a causa della scarsità o meglio dell’assenza di fonti contemporanee. Ne consegue che la validità dell’Eucaristia celebrata con l’Anafora di Addai e Mari non può basarsi su argomenti storici, e deve basarsi su argomenti dottrinali.”

Era infatti necessario capire, al tempo, come comportarsi pastoralmente, perché, riconosceva ancora il n. 1 di quel Documento del 2001: «Attualmente molti fedeli caldei e assiri vivono in una diaspora alquanto estesa territorialmente. A causa di molteplici e, a volte, drammatiche circostanze, essi hanno lasciato il loro paese d’origine (Iraq, Iran e Turchia) e sono emigrati in Occidente. La grande maggioranza dei fedeli assiri vive attualmente in Medio Oriente, in Scandinavia, in Europa occidentale, in Australia e nel Nord America. Soltanto un’esigua minoranza è rimasta in patria. Sebbene la maggioranza dei fedeli caldei viva ancora in Iraq, circa un terzo di loro si è trasferito in Medio Oriente, in Europa e nel Nord America. Pertanto la Chiesa caldea e la Chiesa assira debbono confrontarsi, in varie parti del mondo, con una uguale necessità pastorale, vale a dire che molti dei loro fedeli non possono ricevere i Sacramenti da un ministro della propria Chiesa.»

Ed il n. 3 degli “Orientamenti” riconosceva, al suo ultimo capoverso: «(…) le parole dell’Istituzione Eucaristica sono di fatto presenti nell’Anafora di Addai e Mari, non in maniera coerente e ad litteram, ma piuttosto in un modo eucologico disseminato, ossia, integrate nelle preghiere di rendimento di grazie, di lode e di intercessione.», così da costituire un «quasi-racconto» dell’Istituzione Eucaristica.», spiegava il n. 2 dell’Articolo.

Lei e lui si chiesero se non fosse adesso il momento di cercare una “disseminazione, in sé non coerente” – come era stato detto per quel testo -, di presenza reale del Cristo sotto segni sacramentali diversi da quelli del pane e vino eucaristici. Si accorsero stupiti di come fosse improvvisamente divenuta così attuale, drammaticamente attuale, alle nostre stesse latitudini, l’antichissima preghiera eucaristica della Tradizione siro-orientale. Provarono commozione e riconoscenza grande per la Chiesa Madre e Maestra.

I rintocchi delle campane della parrocchia lì vicina attestavano il diffondersi della Pasqua di Risurrezione anche nell’aria. “Semina Verbi” che faranno fiorire la primavera delle nostre vite per sempre.

Stefano Sodaro

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