Alla scoperta di Amoris Laetitia (/18): tre mesi per un inizio di recezione


AL 

La breve storia di “Amoris Laetitia” – giunta già ai suoi primi tre mesi di vita – è  ricca di sorprese e di novità. Con questa Esortazione Apostolica, che riassume il cammino ecclesiale, sinodale e papale degli ultimi tre anni, ci viene offerta una chiave di lettura della lunga tradizione ecclesiale, che si qualifica per alcuni punti-chiave, i quali emergono di giorno in giorno in modo sempre più evidente alla attenzione di tutti i cristiani:

a) Nel percorso storico, che ha individuato nel tema “matrimonio/famiglia” uno dei punti vitali della tradizione cattolica – percorso inaugurato sostanzialmente da Pio IX a metà del XIX secolo – il testo di “Amoris Laetitia” costituisce una svolta epocale, che riprende alcuni elementi anticipati dal Concilio Vaticano II e da Familiaris Consortio, liberandoli della cornice ottocentesca in cui ancora quei testi ragionavano e si muovevano;

b) Potremmo dire che AL è il primo documento ecclesiale su matrimonio/famiglia che consapevolmente si muove nella sfera inaugurata da “Dignitatis Humanae”. Esso riflette su uno dei “cardini della comunione umana e divina” non secondo il solo principio di “autorità”, ma anche tenendo conto in modo radicale del “principio di libertà”. E’ qui la sua novità più significativa;

c) Per questo motivo AL supera due “ideali-idoli” del cattolicesimo in contesto moderno, ossia il valore assoluto della “oggettività della legge” e la lettura solo “pedagogica” della legge stessa. Accettando la correlazione tra oggettivo e soggettivo in campo morale e comprendendo la legge non solo come “pedagogia”, ma anche come “riconoscimento di diritti”, AL reimposta il rapporto Chiesa-mondo, anche al di là della dimensione familiare;

d) Questa evoluzione dello stile dottrinale e disciplinare ha conseguenze non solo sul piano pastorale, ma anche su quello dottrinale, morale e giuridico. AL imposta diversamente il ruolo che nella “pastorale familiare” hanno il diritto e la morale. Uscendo da una logica di “massimalismo morale” – che negli ultimi 30 anni aveva acquisito una imbarazzante autorevolezza – erode il terreno su cui aveva potuto fiorire una “soluzione giudiziaria” alle questioni matrimoniali che non è esagerato chiamare “nichilismo canonico”;

e) In una Chiesa come “ospedale da campo” le questioni familiari e matrimoniali debbono avere, anzitutto, uno spazio pre- e metagiudiziale di competenza e di risoluzione. Per costituirlo sarà necessario un cammino non lineare di ripensamento della identità ecclesiale e della funzione che nella Chiesa hanno la penitenza e l’eucaristia. AL determina, sia pure indirettamente, un profondo ripensamento della ecclesiologia e della sacramentaria cattolica.

f) Questo è stato reso possibile grazie ad un “movimento sinodale”, ma potrà diventare reale solo con un altrettanto determinato movimento sinodale. Fin dalle prime righe di AL Francesco dice apertamente che il “magistero” (papale e sinodale) non deve risolvere tutte le questioni. Questo significa che si riconoscono “altre autorità”: quelle dei singoli vescovi, dei singoli parroci, delle coppie implicate nel discernimento. A tutto questo non siamo affatto abituati. E dovremo elaborare le virtù necessarie.

g) Di fronte a questo inizio di movimento vi è, come sempre, chi si spaventa, chi ha paura, chi pensa di perdere potere, di perdere chiarezza, di smarrire la via. Ma si tratta di frange marginali, minoritarie, di cui occorre prendersi cura, ma alle quali non si deve permettere di distrarre la Chiesa dal suo compito di rinnovamento e di aggiornamento.

h) AL, uscendo dello schema di contrapposizione allo “stato moderno” – che dal XIX secolo passava per il “teologumeno”: “Dio e non l’uomo unisce i coniugi”; “Dio e non l’uomo fa nascere i bambini” – recupera una logica più complessa, in cui, per il fiorire della grazia della comunione e della generazione, non si può più permettere a nessuno di demonizzare la libertà e la storia dei soggetti. Questa novità non riguarda solo la famiglia, ma tutto il Vangelo. E può essere compresa rileggendo AL alla luce dell’intero magistero di Francesco, e sulle orme dei grandi testi del Concilio Vaticano II. In verità, chi mostra di non capire AL, dimostra di non aver mai compreso il Vaticano II.

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