Munera 2/2021 – Filippo Pizzolato >> La libertà e la democrazia costituzionale

È difficile ormai immaginare la libertà in modo diverso da come la modernità politica e giuridica l’ha tratteggiata. Essa è scolpita dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789 francese. L’art. 4 di questo testo è un vero e proprio manifesto della modernità e, in questo orizzonte concettuale, della libertà: questa «consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce ad altri: così, l’esercizio dei diritti naturali di ciascun uomo ha come limiti solo quelli che assicurano agli altri membri della società il godimento di questi stessi diritti. Tali limiti possono essere determinati solo dalla Legge». Ancora oggi, interrogato al riguardo della libertà, un “bravo figlio” del nostro tempo probabilmente risponderebbe che la libertà non è certo poter fare tutto ciò che si desidera, ma fare tutto ciò che non nuoce all’altro. L’altro da sé è senz’altro riconosciuto dall’individuo agente che è chiamato a uscire dal delirio infantile dell’assolutezza e dell’insindacabilità del desiderio insaziabile. L’uomo dei tempi moderni è consapevole di dover rispettare diligentemente la traiettoria vitale altrui. Sa che la sua libertà ha un limite e che questo limite – tracciato dalla legge – ha il volto dell’altro. La concezione liberale e il dispositivo dello Stato di diritto trovano in questo principio uno dei capisaldi più solidi.

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