Munera 1/2020 – Stefano Biancu >> D’amore, di morte e di altre sciocchezze. Un altro transumanesimo

Nel 1936, in Umanesimo Integrale, dopo aver definito l’umanesimo come ciò che tende essenzialmente a rendere l’uomo più veramente umano e a manifestare la sua grandezza originale facendolo partecipe di tutto ciò che può arricchirlo, Maritain si chiedeva se un tale umanesimo non sia compatibile con l’eroismo.  Non con un eroismo qualunque, tuttavia. Ma con un eroismo caratterizzato dall’amore.

Tale umanesimo all’insegna di un eroismo dell’amore sarebbe, secondo Maritain, un umanesimo nutrito alle fonti eroiche della santità, che conduce l’essere umano al sacrificio e a una grandezza realmente sovrumana.

La domanda di Maritain è dunque se ciò che rende l’essere umano veramente umano, manifestandone la grandezza originale (tale è l’umanesimo), non sia paradossalmente qualcosa che lo supera in maniera sovraumana, ossia un amore quale sacrificio e dono di sé santo ed eroico. Oggi diremmo: l’umanesimo non è forse necessariamente un transumanesimo? L’essere umano non ha cioè bisogno di un’eccedenza, di un oltre, per ritrovare sé stesso?

Quando Maritain scrive Humanisme intégral, le categorie del santo e dell’eroico non rappresentano una novità assoluta in filosofia. Scheler – che Maritain cita nelle pagine appena richiamate – le aveva approfondite almeno due decenni prima, ritrovando nel santo e nell’eroe i tipi e i modelli più elevati di ogni esempio positivo e buono.

Quello che Maritain nel 1936 non poteva invece sapere è che – proprio intorno alle categorie del santo e dell’eroico – a partire dagli anni Cinquanta si sarebbe aperta un’importante discussione. Le azioni sante ed eroiche sarebbero divenute il paradigma di una classe di azioni e di attitudini tradizionalmente trascurate dalla filosofia morale: quelle proprie dell’ambito della supererogazione. Ossia l’ambito di ciò che, pur avendo qualità morale positiva, eccede il dovere, situandosi oltre quanto è richiesto ed esigibile. Nelle pagine che seguono, mi propongo di ricostruire brevemente quella discussione, per poi tentare oggi una risposta alla domanda di Maritain: la grandezza sovraumana di un amore eroico è necessaria per assolvere al compito che è proprio dell’umanesimo, ossia rendere l’essere umano più realmente umano? E, se sì, di quale umanesimo si tratta?

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