Munera 3/2021 – Ferdinando Zanzottera >> Lo sguardo dell’uomo dal cielo

«Il frequentatore del cielo ha cominciato a poter dire per primo, con cognizione di causa, come veramente la terra sia così straordinariamente piccola. Egli che la vede veramente lontanare e impicciolirsi sotto il suo sguardo, e che ad un certo punto può abbracciare con un solo colpo d’occhio spazi che vicini gli parvero immensi, egli può rendersi conto di questa ristrettezza del mondo; egli che con pochi giri di elica può spostarsi da un punto all’altro di questa terra che, percorsa sul lento ritmo dei veicoli striscianti sul suolo, gli parve grande, pericolosa e misteriosa […]. Gli uomini, le cose, gli alberi, i fiumi, i mari, i continenti; tutto appare ridotto, sminuito, svalorizzato allo sguardo del viaggiatore del cielo. Strade che sembran lievi nastri snodati e posati sul suolo. I continenti gli si svelan vicini, piccoli sono i mari che li dividono; la lontananza li accomuna […]. E questa svalutazione del mondo fisico terrestre si estende per il viaggiatore aereo anche alle vicende degli uomini che considerate dall’alto perdono di potenza e di significato. L’umanità vista dai cieli desta quella gentile pietà che gli uomini hanno sempre ambito di de- stare negli dei che essi immaginano appunto vaganti negli spazi aerei. E l’uomo errante in queste plaghe di elezione sa che, se gli sarà dato di raggiungere regioni più lontane, vedrà un giorno la terra distanziata e ridotta alle proporzioni di un qualsiasi pianeta eternamente in cammino tra gli universi creati».

Così il letterato appassionato di aviazione Guglielmo Della Noce, nel lontano 1939, raccontava la personale esperienza del volo e la «magica visione dall’alto» del territorio italiano in prevalenza agreste.

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