Tre volte grazie, Professor Lazzati


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Il testo è stato pubblicato il 18 maggio 2017 sul portale del MEIC: http://www.meic.net/index.php?id=3703

Ricorre oggi il trentunesimo anniversario della scomparsa di Giuseppe Lazzati (1909-1986).

Egli fu giornalista «in prestito», politico «suo malgrado», «professorino», in seguito Rettore, dell’Università Cattolica. Tra il 1956 e il 1961 fu eletto Presidente diocesano e cittadino del Movimento Laureati; nel 1983 venne eletto nel Consiglio Nazionale del Meic nel quale prestò servizio fino a che la malattia lo permise. Al di là di ogni titolo, fu un cristiano che seppe dare testimonianza del Vangelo nella Chiesa, nella cultura e nella “città dell’uomo”.

Nel ricordarlo oggi, tra i tanti, ho pensato a tre motivi di ringraziamento.

Giuseppe Lazzati ha aperto la strada, innanzitutto, alla possibilità di un laicato italiano più consapevole e maturo della propria vocazione e missione. Ha sempre ribadito con forza che la missione dei cristiani laici è quella profetica, cioè la «nota di unità tra ordine soprannaturale e ordine naturale». Anticipando e sostenendo il Vaticano II, scriveva che «le realtà temporali sono quelle che costituiscono il tessuto quotidiano della vita dei laici (vita di famiglia, lavoro, rapporti sociali, economia, politica, cultura, divertimenti, ecc.) che perciò si fanno “luogo teologico” della loro santificazione».

Dobbiamo essere riconoscenti al Professore, inoltre, per essersi battuto per l'”unità dei distinti”, per la distinzione – senza compromissioni – tra la sfera spirituale e quella politica. Sin dagli anni dell’impegno in Costituente, Lazzati distingueva – in un famoso articolo su “Cronache sociali” – l’azione cattolica da quella politica. Da quella prima enunciazione, poi perfezionata con il tempo, maturerò la “scelta religiosa” dell’AC.

A Lazzati, infine, dobbiamo riconoscenza per l’opera educativa, condotta negli ultimi anni di vita, al “pensare politicamente” dei giovani. Il Professore fu uno dei primi nel movimento cattolico ad accorgersi del cambiamento politico che il nostro Paese vive alla fine degli anni ’70 e pensò che la risposta più adeguata al crollo delle ideologie fossero luoghi di ascolto e dialogo per e tra i giovani. Credo che in questo impegno Lazzati volesse dare nuovo corso alla costruzione di una “democrazia sostanziale” che non si limitasse alla dimensione partitico-elettorale – di cui egli denunciava le degenerazioni –  ma che coinvolgesse le migliori energie del Paese come nel Secondo dopoguerra.

Queste sono solo alcune delle eredità che in questo giorno potremmo ricordare. Credo che in esse – nella missione profetica del laicato, nell’unità dei distinti e nella costruzione di una democrazia sostanziale – la testimonianza di Giuseppe Lazzati debba essere raccolta e possa ispirare il nostro cammino personale e associativo.

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