Munera 3/2022 – Basilio Petrà >> La sinodalità nelle Chiese ortodosse. Alcuni aspetti canonici e teologici

Anche se si può affermare che oggi il linguaggio della sinodalità sia compreso in modo convergente da ortodossi e cattolici, è tuttavia utile, se non indispensabile, andare alle origini di tale linguaggio nel- la Chiesa orientale, ossia al greco dei Padri greci.

L’indagine può essere fatta in modo abbastanza rapido compulsando il celebre e preziosissimo A Patristic Greek Lexikon di G.W.H. Lampe alla voce synodos. Scopriremo così che tale termine greco (syn/odos) ha molti e vari usi, ma che principalmente indica un movimento assai concreto, ossia il riunirsi insieme/l’incontrarsi o il congiungersi di persone per un atto comune (deliberativo, cultuale o altro, compreso l’atto sessuale); nel caso che esso si riferisca a oggetti, tende a significare l’unione (compreso il significato cristologico dell’unione delle due nature). Meno presente è il significato del camminare insieme.

Dal tempo dei Padri a oggi sono trascorsi molti anni, anzi non pochi secoli. Si può dire che in questa lunga storia si sia imposto progressivamente in ambito greco l’uso del termine synodos per indicare ogni meeting decisionale di vescovi; quasi contemporaneamente, si è fissata l’equivalenza tra il greco synodos e il latino concilium (da cum/ calare = chiamare) per indicare lo stesso evento. Un’equivalenza che negli ultimi decenni – l’abbiamo già notato – in ambito cattolico ha visto l’assimilazione “sinodale” del termine “concilio”.

Ciò non deve far pensare, tuttavia, che nell’uso di tali termini ci sia una piena convergenza ortodosso-cattolica. In realtà, la differenza tra ortodossi e cattolici è emersa e si è stabilizzata specialmente riguardo al rapporto tra sinodo/concilio ecumenico e potere del Romano Pontefice e di conseguenza anche riguardo al rapporto tra sinodo/ concilio e popolo di Dio.

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