L’apertura del Vaticano II e il “discorso fantasma” di Giovanni XXIII


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Da tempo segnalo che sul Sito ufficiale “Vatican.va” ci sono gravi incongruenze, che meriterebbero una maggiore attenzione. In un altro caso ho documentato un gravissimo errore di traduzione nel testo di Sacrosanctum Concilium, che alcune versioni (inglese e portoghese) presentano addirittura in una variante “non approvata” dal voto dei padri conciliari (su “come fraintendere la partecipazione attiva” cfr qui). Oggi, invece mi sono imbattuto in un’altra sorpresa che offre il testo elettronico della allocuzione con cui Giovanni XXIII ha aperto il Concilio Vaticano II: Gaudet Mater Ecclesia. Avendo letto gli studi di Alberigo, Melloni e Ruggieri sapevo che il testo ufficiale del discorso ha avuto diverse edizioni e che poi si è assunto il testo latino come “versione ufficiale”, però diversa dalla versione originale scritta di pugno da Giovanni XXIII. Una edizione critica del discorso, curata da A. Melloni è disponibile nel volume G. Alberigo  -A. Melloni (edd.)  Fede tradizione profezia: Studi su Giovanii XXIII e sul Vaticano II (Testi e ricerche di Scienze religiose, 21), Brescia, Paideia, 1984.

Ma la sorpresa è stata una verifica sul sito “vatican.va”. La verifica riguarda soltanto su un passaggio, una sola frase, che è però uno dei punti-chiave del discorso, ossia la definizione dell’indole pastorale che caratterizza il Concilio Vaticano II. Conoscendo la versione latina e italiana, immaginavo che tutte le altre versioni in lingua parlata fossero traduzioni del latino ufficiale. Ma non è così. Sono disponibili sul sito solo 4 versioni (ES, IT, LA e PT). Se esaminiamo la traduzione della medesima frase, scopriamo che essa viene resa in 3 maniere sostanzialmente diverse, che presuppongono la presenza di un testo nascosto, qui assente, e che però è il testo originale. Ecco le 4 versioni, a cui premetto la “versione originale”, desunta dal testo di A. Melloni:

a) Versione italiana originale:

Altra è infatti la sostanza dell’antica dottrina del depositum fidei, altra la formulazione del suo rivestimento

b) Versione latina ufficiale:

Est enim aliud ipsum depositum Fidei, seu veritates, quae veneranda doctrina nostra continentur, aliud modus, quo eaedem enuntiantur, eodem tamen sensu eademque sententia“.

c) Versione italiana tradotta dal latino:

Altro è infatti il deposito della Fede, cioè le verità che sono contenute nella nostra veneranda dottrina, altro è il modo con il quale esse sono annunziate, sempre però nello stesso senso e nella stessa accezione“.

d) Versione spagnola:

Una cosa es la substancia de la antigua doctrina, del “depositum fidei”, y otra la manera de formular su expresión“.

e) Versione portoghese:

Uma coisa é a substância do « depositum fidei », isto é, as verdades contidas na nossa doutrina, e outra é a formulação com que são enunciadas, conservando-lhes, contudo, o mesmo sentido e o mesmo alcance.

Questa considerazione sinottica dei 5 testi impone una serie di brevi considerazioni:

a) E’ evidente che la versione “ufficiale” latina non è l’unica fonte delle traduzioni. Il termine “sostanza”, che appare termine decisivo, utilizzato da Giovanni XXIII nel testo originale in un significato non consueto,  emerge chiaramente nel testo portoghese (per il resto traduzione letterale dal latino), mentre la versione spagnola segnala chiaramente una fonte diversa rispetto al testo latino.

b) La versione italiana è, paradossalmente, l’unica letteralmente tradotta dal latino, senza tracce del testo originale, scritto in italiano dal papa, che trapela invece chiaramente dallo spagnolo e dal portoghese.

c) Le tre varianti indicano la mancanza di un criterio uniforme di trattamento del testo, che oscilla tra versione ufficiale e versione originale.

La vicenda di questo testo inaugurale del Concilio, già complessa al momento della sua diffusione in sala stampa lo stesso giorno in cui il discorso fu pronunciato, appare singolarmente attestata dal dettato complesso del sito vatican.va, nel quale è possibile trovare in 4 lingue tre diverse versioni del testo. Forse un controllo completo del discorso, punto per punto, potrebbe riservare numerose altre sorprese. Ma la verifica su una sola frase è già di per sé assai significativa. E solleva una questione che può essere affrontata non solo con gli strumenti della filologia, ma anche con quelli della ecclesiologia e della teologia.

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