IL DANNO E LA BEFFA. UOMINI RAGIONEVOLI E ISTITUZIONI CIECHE


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Nell’ultimo post ho raccontato una vicenda impressionante e toccante. Alla storia, però, bisogna aggiungere un ulteriore particolare che risulta quasi incredibile. Si è infatti rilevato che il paziente aveva la tessera sanitaria scaduta e inoltre non poteva ottenerne una nuova perché privo del permesso di soggiorno. Da qui la richiesta di alcune firme con le quali si impegnava a pagare degenza, intervento e cure. Di fronte a questo passaggio credo sia giusto fare due diverse considerazioni.
Il problema della tessera sanitaria viene sollevato dopo aver effettuato l’intervento. Si tratta di uno scenario totalmente diverso da quelli che abbiamo visto raccontare e rappresentare tante volte dai mass media: stabilisco di cosa tu hai bisogno sul piano sanitario, ma procedo solo quando esibisci un titolo valido. Questo è uno scenario che fortunatamente abbiamo evitato. Si è proceduto comunque, anche senza titolo, secondo il giusto principio della gratuità della cura per chiunque ne abbia bisogno.
Questo, tuttavia, non toglie che sul piano formale il giovane africano non avesse diritto ad una prestazione e questo è il lato più cieco delle nostre istituzioni: possiamo chiudere un occhio se si tratta di sfruttare, di sottopagare, senza garantire condizioni di vita minimamente umane; ci è consentito il potere di rovinare una persona. Se poi però queste persone vogliono farsi curare non riconosciamo loro alcun diritto. Forse in un futuro di giustizia potrebbe accadere che in questi casi il servizio sanitario nazionale si faccia pagare dai padroni senza scrupoli.
Certo è che la più grande dignità la troviamo nelle parole con cui il ragazzo africano dice con semplicità: “ho attraversato il deserto, ho attraversato il mare: ed eccomi qua”.

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