Architettura mondo umano


L’architettura è arte o servizio all’uomo, ad ogni uomo e in ogni latitudine del pianeta? Meglio, a che condizioni può essere intesa come convergenza di arte e servizio? Può essere ritenuto espressione di valida architettura un edificio o un territorio che non ambisca a essere arte e che miri alla soddisfazione delle necessità indispensabili alla vita dei suoi abitanti? Risponde cioè al proprio compito chi lo realizza come servizio ai propri simili, senza preoccuparsi di una perfezione di forma o di immagine?
Ma cosa sono forma e immagine in architettura? Più precisamente, qual’è il legame in essa tra forma, immagine, spazio e tempo, fattori tutti indispensabili per poterne dar ragione? Qual’è inoltre il legame tra la sua interna spazialità e il volume delle varie costruzioni in un territorio e tra le queste e gli elementi naturali che in esso permangono?
In un’architettura disegnata e costruita è rintracciabile il valore di segno e di simbolo di qualcosa o qualcuno, che ne trascenda la materialità? A quali condizioni? L’architettura può realmente essere ‘parlante’?
Il suo arché, il suo principio costruttivo, copre effettivamente tutte le varianti dell’abitare, dalla casa al territorio, al paesaggio? Le copre con stretto riferimento agli uomini o in rapporto a tutti gli esseri viventi? Anche gli animali e le piante abitano il pianeta. Quali sono dunque le differenze evidenti tra abitare, esperienza che accomuna tutti gli esseri viventi, e costruire, atto nel quale si riscontrano distinzioni specifiche tra uomini e animali? Chi è costruttore in senso pieno? Un uomo, un’ape, uno scoiattolo lo sono in termini paritetici?
Ancora: si può oggi trovare, nel nostro pianeta, situazioni di netta distinzione tra natura e paesaggio antropizzato, modificato direttamente o indirettamente dall’uomo secondo un proprio progetto abitativo? Conseguentemente: l’architettura è solo un artificio, un oggetto nettamente distinto dal mondo naturale o è qualcosa di intrinsecamente a questo connesso, contrassegnato da comune destino?
Che essa sia stata sempre indispensabile, per abitare il pianeta, lo attesta la storia dei popoli, dei quali in termini oggi persino ovvi risulta, se inserita nel quadro ricostruttivo del passato, elemento di identificazione, di distinzione sia geografica che temporale. Ma è tale ancora oggi? Cosa le sta accadendo, nella sfuggente eppure vitale dinamica tra ‘locale’ e ‘globale’ che caratterizza il mondo attuale?

Le domande che affollano il contesto dell’architettura non sono importanti solo per i suoi professionisti, lo sono per ogni uomo. Eppure nessuna delle opere umane è stata così strappata alle possibilità espressive individuali quanto l’architettura. Oggi, al massimo, la singola persona può arredare la propria casa; sulla forma di un appartamento, sul rapporto della sua dimora con il resto dell’habitat, con la città o con la natura, alla maggior parte degli uomini è consentito solo di sognare. Possibilità quest’ultima che condizioni di vita troppo dure e pericoli troppo incombenti possono peraltro impedire del tutto. Anche per sognare, infatti, occorre avere spazio e tempo. Pochi e ricchi, molto ricchi, uomini possono ambire a una dimora rispondente al loro desiderio di terrena e piena felicità.

Su tutti questi interrogativi vorrei aprire un dibattito, il più largo e il meno specialistico possibile, non in chiave di lamento, di scoramento o di nostalgia, atteggiamenti facili ma non efficaci, bensì per aiutarci a comprendere quali forze oggi presenti nel mondo è necessario accogliere e favorire perché spinte costruttive di solidarietà, di rispetto per il singolo per l’interopianeta, nel presente e nel prossimo futuro.

Da parte mia propongo alcuni punti fermi. In primo luogo, non è generico, non banale e neppure tecnicamente umanistico, affermare che l’architettura è mondo umano, come ha scritto in un piccolo libro del 1923 (Formazione liturgica) Romano Guardini, le cui riflessioni, per la loro essenziale semplicità, chiarezza e attualità, costituiscono da tempo per me stabile riferimento.

L’architettura come mondo umano per lui è anche componente essenziale del ‘risveglio di un completo comportamento esistenziale cattolico’, nel movimento liturgico cui volle contribuire. Allo scopo, ne portò allo scoperto la potenziale capacità di far emergere l’autocoscienza, nella singola persona e nei popoli, della ricchezza spirituale e corporea della condizione umana.

Questi i passaggi fondamentali:

-1- il mondo ‘oggettivo’ (la natura, potremmo anche dire), in ragione del suo spazio illimitato, del suo tempo che scorre senza fine, dell’infinità delle cose che lo popolano, è per l’uomo un flusso di vita disorientante e ingestibile, nel quale l’uomo vi si perde;

-2- gli è invece indispensabile un ‘mondo umano’, in uno spazio e in un tempo determinati secondo un ordine rispondente a esigenze individuali e collettive;

-3- la costruzione di luoghi con ritmi di vita specifici genera organismi architettonici percepiti come ‘corpi dilatati’ ricchi di spiritualità corale;

-4- l’ambiente così costruito acquista presto propria autonomia e si impone all’uomo come fenomeno strutturante. L’uomo pertanto si percepisce di fronte ad esso e al tempo stesso al suo interno;

-5- spazio e tempo così individualizzati invitano gli uomini a dipendenza e servizio reciproco in forme proprie forme culturali;

-6- abitare dunque è, non solo percepirsi protetti e ben organizzati, ma anche aver coscienza, stando in un contesto singolare per storia, di ‘possedere’ una cultura che dice chi siamo;

-7- abitare un’architettura è possedere il senso di una stanza personale, di una casa, di un giardino, di una strada, una città, un territorio, una patria. Sorgono da questo ‘possesso’ le identità culturali e i luoghi di incontro e scambio tra culture.

Tutto questo, conclude Guardini, vale soprattutto in ambito religioso.

Oggi, tuttavia, questi punti fermi devono essere ripensati a fondo nel più ampio contesto umano. Come è possibile altrimenti riflettere in modo serio, per agire conseguentemente con consapevolezza dei propri gesti, sui grandi problemi dell’ecologia umana?

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