Munera 3/2022 – Francesco Coccopalmerio >> Sinodalità ecclesiale: perché non passare decisamente dal consultivo al deliberativo?

Per introdurre il tema della sinodalità ecclesiale si deve partire da due testi quasi identici, ossia Lumen gentium 37,1 e il connesso can. 212 § 3 del Codice di diritto canonico (Codex Iuris Canonici = CIC). Riporto quest’ultimo: «In rapporto

alla scienza, alla competenza e al prestigio di cui godono, (i fedeli) hanno il diritto, e anzi talvolta anche il dovere di manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa…».

Perché questi testi sono particolarmente importanti per capire la sinodalità ecclesiale? Perché in essi viene individuata una comunione di fedeli e pastori nel compiere l’attività di ricercare e quindi conoscere quale sia il bene della Chiesa e nell’arrivare ad assumere la decisione di dare attuazione al bene stesso.

La sinodalità ecclesiale consiste pertanto in una duplice operazione: ricerca, e quindi conoscenza, del bene della Chiesa e conseguente decisione di tradurlo in pratica. O ancora, l’operazione suddetta è composta da un duplice momento: ricerca e quindi conoscenza, volontà e quindi decisione. Tali due momenti costituiscono il percorso decisionale. A tale operazione partecipano congiuntamente fedeli e pastori.

Acquista l'articolo
per continuare a leggere acquista questo articolo

Utente biblioteche abbonate: clicca qui »

Share