Munera 2/2022 – Andrea Giordano >> Intelligenza artificiale e giusto processo civile

L’intelligenza artificiale irrompe nel giusto processo. L’enorme impatto3 dei sistemi ‘intelligenti’, che compiono azioni in autonomia, perseguendo specifici obiettivi,4 segna inevitabilmente il corso della giustizia civile. L’IA non solo lambisce le singole fasi che compongono il processo (specialmente l’istruzione probatoria), ma anche gli atti processuali e la decisione al loro esito; consente di confezionare la difesa ‘vincente’, di prevedere la sentenza ‘probabile’, di sostituire i legali nel difendere e i giudicanti nel decidere.

Se tali, dirompenti, dinamiche siano compatibili con gli assiomi della tradizione è legittimo domandarselo.

Il processo è, infatti, giusto se è regolato dalla legge (mentre gli algoritmi potrebbero astrattamente rimpiazzarla); se si svolge nel pieno rispetto della garanzia del contraddittorio (che presuppone l’eguale possibilità delle parti di conoscere e comprendere gli algoritmi); se viene celebrato innanzi a un giudice terzo e imparziale (e non dipendente dai dati filtrati dalle macchine).

Le frontiere della giustizia algoritmica si devono rapportare con ciascuno dei principi che compongono la ‘formula’ costituzionale.

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