Lui e noi


BATTESIMO DEL SIGNORE – ANNO A
Is 42,1-4.6-7; Sal 28; At 10,34-38; Mt 3,13-17

Introduzione

La festa del Battesimo del Signore, strettamente legata alla solennità dell’Epifania, si colloca come cerniera tra il tempo di Natale e il Tempo ordinario, come punto di congiunzione tra la celebrazione della manifestazione del Signore e il tempo in cui la Chiesa si mette in cammino dietro di lui per vivere di domenica in domenica nella sequela del suo Sposo, fino al giorno dell’incontro definitivo con lui.
La celebrazione del Battesimo tuttavia non è solamente il punto di congiunzione tra due tempi dell’anno liturgico, ma è soprattutto l’evento in cui noi riconosciamo il mistero del rapporto tra la nostra vita di battezzati e la vita di Gesù. Nel Battesimo del Signore, l’incarnazione del Verbo di Dio che abbiamo celebrato si manifesta nella sua rilevanza per la nostra vita. Il Battesimo di Gesù nel Giordano è il punto di contatto tra la sua vita e la nostra vita di battezzati “in lui” (Rm 6,3).
Il canto del Servo del Signore (I canto) nella prima lettura (Is 42,1-4.6-7) illumina la pagina evangelica. Si tratta della presentazione del Sevo delineando sia il suo rapporto con Dio, sia la sua missione e la sua relazione con il popolo. Viene inoltre presentato il suo «stile» (non griderà, non spezzerà, non spegnerà). Veramente questa pagina di Isaia ci guida alla lettura del racconto del battesimo di Gesù. Anche lì si presentano, in forma di racconto, la relazione di Gesù con il Padre e con il popolo, la sua missione e il suo «stile».

Commento
Gesù, come ce lo descrive Luca negli Atti degli Apostoli, è colui che nel Battesimo è stato unto di Spirito Santo e rivestito di potenza da parte di Dio. Nella Bibbia la consacrazione tramite l’unzione indica il conferimento di una missione sacerdotale, profetica e regale. Gesù nel Battesimo nel Giordano ha ricevuto questa unzione, cioè ha inaugurato la sua missione di Messia tramite questo gesto che lo ha visto, come prima azione della sua vita pubblica, mettersi in fila con i peccatori che si recavano da Giovanni il battezzatore.
Nel brano evangelico sono due i segni che accompagnano questa inaugurazione del ministero di Gesù. Innanzitutto, scende su di lui lo Spirito Santo in forma di colomba. Per questo il Battesimo con acqua può essere chiamato dagli Atti «unzione» o «consacrazione». Perché anche lo Spirito, come l’unzione, è dato nella Bibbia per una missione particolare. Nel Battesimo Gesù si manifesta come unto, consacrato, cioè Messia del Signore. Il secondo segno è la voce dal cielo nella quale il Padre rivela Gesù come «Figlio» e attesta di compiacersi in lui. Cioè il Padre manifesta di riconoscere nel Figlio amato quella umanità da lui desiderata e sognata fin dalla creazione del mondo.
Gli Atti degli Apostoli ci dicono poi in cosa si è concretizzata la missione di Gesù. Egli, dice il testo, «è passato beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il dominio del diavolo, perché Dio era con lui». Ci aspetteremmo cose ben più prodigiose, eppure la vita umana del Figlio di Dio nella quale il Padre si è compiaciuto si è realizzata nel fare il bene e nel liberare dal male, assumendo lo stile del Servo del Signore che è descritto nella prima lettura.
Se pensiamo al nostro Battesimo come fonte della nostra vita e della nostra identità cristiana, dobbiamo considerarci partecipi della medesima “consacrazione/unzione” e della medesima missione di Gesù. Anche noi nel nostro Battesimo siamo “unti” di Spirito Santo. C’è addirittura un sacramento che esprime proprio questa realtà con il gesto dell’unzione, la Cresima. Siamo resi partecipi della stessa missione di Gesù: anche noi unti, come lui è l’Unto del Padre. Nel nostro Battesimo siamo poi “chiamati figli”, perché uniti al Figlio. Il nostro Battesimo ci rende “immagine”, memoria vivente di quell’uomo che passò per le strade della Galilea e della Giudea facendo del bene e liberando da male. La nostra vocazione, iscritta nel nostro Battesimo, è quella di custodire tra gli uomini e le donne del nostro tempo la memoria di quest’uomo che passò un giorno per nostre strade manifestando il volto dell’umanità nella quale Dio si compiace e che corrispondo al suo sogno originario.

Conclusione
Celebrare il Battesimo del Signore significa immergerci in questo mistero. E nell’eucaristia, spezzando il pane e condividendo il calice, rinnoviamo la memoria della vita donata di colui che passo tra noi facendo del bene e liberando dal male, per crescere anche noi, corrispondendo alla nostra vocazione battesimale, fino alla piena maturità di Cristo. È la vocazione comune ad ogni vocazione che l’eucaristia nutre di domenica in domenica fino al giorno in cui noi saremo simili a lui perché lo vedremo così come egli è.

Matteo Ferrari, monaco di Camaldoli

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