La potenza musicale di Pollini e il giudizio di Giampiero
Da molti decenni ero divenuto consapevole che ascoltare le esecuzioni di Maurizio Pollini era sempre un piccolo evento. Soprattutto il Pollini esecutore di Beethoven, di Chopin e di Schumann. A questa sensibilità mi aveva accompagnato Giampiero Bof, che di Pollini era un grande ammiratore e ne difendeva la autorità di fronte alle critiche di freddezza e di eccessivo controllo. Le sue discussioni con l’avvocato Folco erano appassionanti. E le “gare” con gli altri pianisti (prima con Askenazy, poi con Kissin o Gavrilov) erano di un gusto speciale. Alcune registrazioni, in modo singolarissimo, attestavano questa superiore lettura polliniana. Ricordo in particolare alcune incisioni storiche, davvero inarrivabili: gli Studi sinfonici di Schumann, i 24 studi di Chopin, le Viariazioni Diabelli di Beethoven. Di queste ultime Giampiero sottolineava un aspetto davvero impressionante: Pollini le eseguiva per gruppi, senza interruzioni, come se fossero lo sviluppo di un’unica idea musicale e quasi come la struttura di una sterminata sonata. D’altra parte, bisogna riconoscere, che le “variazioni sul tema” sono le rare occasioni in cui Beethoven scriveva “su un tema”. Era stato Pollini a ricordare, in una bella intervista, come la caratteristica dello stile musicale di Beethoven fosse proprio la assenza di “temi”. Molte sonate erano costruite, lui diceva, su nuclei tematici quasi informi, su spunti melodici o armonici o ritmici elementari, elaborati poi con una straordinaria fecondità e originalità, con eleganza, libertà e potenza. Delle Sonate di Beethoven Pollini aveva proposto, nella sua maturità, riletture interessanti, rielaborando a fondo le sue prime incisioni. E anche su questo, con Giampiero, era bello intrattenersi.
Il confronto tra esecuzioni era, tra noi, un passatempo molto divertente, che condividevamo spesso con Fabio. Per un certo periodo, con Giampiero e Fabio, ci trovavamo almeno due volte l’anno e ascoltavamo lo stesso brano nella interpretazione di diversi pianisti. Qualche volta lo facevano “al buio”, cercando di indovinare chi fosse l’inteprete sconosciuto e le caratteristiche delle sue letture. Anche in questi casi le versioni di Pollini spiccavano per rigore e autorevolezza.
Una volta, però, restammo tutti molto sorpresi, paragonando la 2 Sonata di Chopin, soprattutto l’ultimo misterioso movimento, nella esecuzione di Askenazy, Kissin, Pollini e di un quarto esecutore, lasciato nell’anonimato. Questo quarto pianista era assolutamente diverso e molto più convincente di tutti gli altri. Era Benedetti Michelangeli. Ricordo che Giampiero disse, del tutto a proposito: “Rispetto a Michelangeli, quella di Pollini, in wuesto caso, sembra quasi un esercizio dell’Hanon”. Era proprio così: la inesauribile potenzialità dei grandi capolavori può emergere improvvisamente dal genio di un esecutore. E ciò che per molti appare ovvio e obbligato, sotto le mani di uno solo cambia figura, colore e profondità. Benedetti Michelangeli, prima, Pollini poi, hanno fatto grande la tradizione degli esecutori. A prendere il testimone di questa grande tradizione oggi abbiamo in Italia tanti bravi pianisti. Un nome, tra i molti, tra i più lodati e apprezzati, è certamente quello di Beatrice Rana.
Caro Andra, buona Pasqua a te e a tutti i nostri cari, quindi nessuno escluso!
Hai fatto bene a rispolverare la cara memoria di Giampiero e del suo accalorarsi quando parlava di musica… sempre “a ragion veduta” e ad ascolto compiuto! Singoli ascolti, confronti di interpretazione e l’ultima sua partecipazione, al Teatro Politeama di Palermo, insieme con l’inseparabile Giobatta, pronto a discutere rispettosamente col Direttore dell’orchestra della sua interpretazione della Missa solemnis di Beethoven. Su Pollini cosa aggiungere? L’ultimo suo concerto al Massimo di Palermo qualche anno fa (accompagnavo un gruppo di famiglie del nostro quartiere e ci hanno fatto sedere nelle prossimità intorno a lui) è stato un incanto. Il maestro non si scomponeva e a noi sembrava che egli, con le sue mani operose e arrotondanti, raccogliesse le note per metterle insieme come… mazzi di fiori per tutti: gioco di prestigio? Di più… un abbraccio Cosimo