Francesco di Roma e Francesco d’Assisi: la fraternità universale secondo Leonardo Boff


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Un gustoso libretto, introdotto da una ricca Prefazione di Pierluigi Mele – L. Boff, Abitare la terra. Quale via per la fraternità universale? Roma, Castelvecchi, 2021, pp.76 – offre una rilettura appassionata del “magistero fraterno” di papa Francesco, in una forte sintonia con la tradizione francescana. E lo fa collocandolo nell’ambito delle reazioni contro la crisi ecologica e culturale, economica e politica, che sta minacciando la vita umana e il sistema complessivo di esistenza del nostro pianeta.

Di fronte alle gravi minacce che vengono elencate nelle prime pagine del volume, le grandi reazioni “pubbliche” sono state soprattutto tre: la Carta della Terra (2003) e poi le due encicliche Laudato sì (2016) e Fratelli tutti (2020) di papa Francesco. Di fronte a questo allarme, che gli ultimi venti anni hanno potentemente sollevato alla attenzione comune, la reazione è stata spesso quella che Boff trova bene rappresentata da un apologo di Kierkegaard, ripreso da J. Ratzinger all’inizio del suo libro forse più famoso, Introduzione al cristianesimo: le grida di allarme vengono spesso interpretate come il trucco di un clown, come uno scherzo, e così il circo brucia! La radice di questa indifferenza, simile a quella dei tempi di Noé, è il capitalismo liberista e neo-liberista: la aggressione alla natura e all’uomo, in nome di una libertà-dominio, determina progressivamente una ingiustizia ecologica e una ingiustizia sociale che arriva a giustificare l’assassinio. In tal modo “la razionalità analitico strumentale si è rivelata assolutamente irrazionale” e votata alla autodistruzione.

Al cospetto di questa situazione, l’enciclica Fratelli tutti propone una rilettura della tradizione fondata sul concetto di “fraternità”, come condizione per incidere davvero sulla questione ecologica. Si tratta, in sostanza, di passare, nella comprensione dell’uomo, dalla figura del dominus alla figura del frater. Questo è il sogno e il progetto di Fratelli tutti, come proposta di un “nuovo paradigma per la società mondiale”. Per arrivare a questo nuovo paradigma, occorre anzitutto mettere in questione il modello attuale di sviluppo, basato su quattro pilastri assai fragili, ossia quelli del mercato, del neoliberismo, dell’individualismo e della devastazione della natura: il profilo economico, politico, culturale ed ecologico sono strettamente connessi e devono essere discussi in modo unitario.

Come si risponde a questa deriva, che anche la pandemia globale rischia solo di accentuare, con una concentrazione ancora più forte di tutto il potere effettivo nelle mani di pochissimi? La risposta viene da ciò che di più tipico c’è nell’uomo e nella donna: l’amore, un amore liberato dalla sua dimensione solo individuale, e che si fa amicizia, fraternità, istituzione di cura, principio di assistenza, cooperazione. Si tratta di “generalizzare e universalizzare ciò che era soggettivo e individuale”: questa è la novità proposta da papa Francesco. Qui L. Boff trova la radice di un “nuovo paradigma”, quello del frater, per illustrare il quale procede ad un confronto con il modello classico, quello del dominus.

Il modello dell’uomo-dominus appare autocentrato e indifferente agli altri e all’ambiente. Al di là delle radici a cui attinge – che secondo Boff vanno sorprendentemente da Descartes alla Scuola di Francoforte – può essere rappresentato da un “pugno chiuso che sottomette”, mentre il modello dell uomo-frater si lascia intendere come una “mano che accarezza e che si intreccia con le altre”. Va detto, tuttavia, che il primo modello ha strutturato moltissime esperienze politiche e sociali, non solo in Europa, mentre il secondo resta in larga parte una utopia, un sogno, con poche realizzazioni confinate o in regioni isolate del mondo o in forme limitate di esperienza religiosa.

Che fare, allora? Con una serie di virtù – tenerezza, gentilezza, solidarietà – che hanno nella parabola del Buon Samaritano la loro figura narrativa, si tratta di “partire dal basso”. Dimensione locale, regionale, nazionale e mondiale si susseguono in questo ordine. Ma la ispirazione di questo “nuovo paradigma”, che esige forme concrete assai innovative, riposa comunque sul contributo che le grandi religiosi potranno dare a questa rivoluzione. Universalità di Dio e particolarità degli ultimi sono l’orizzonte di senso primario della fratellanza, che solo può sorreggere questo impegno. Francesco papa, ispirato da Francesco poverello, ci indica la strada e ci dà speranza.

Per comprendere questo testo intenso di L. Boff, come interprete di papa Francesco, occorre rammentare che l’uno, come l’altro, sono figli dell’america latina. Dove la storia moderna inizia, in qualche modo, con una “shoah anticipata”. Il terribile dato che si legge a p. 47 – in 70 anni la popolazione del Messico, all’inizio della conquista, passò da 20 milioni a 1,7 milioni! – fa comprendere come il “sogni di fraternità” venga dal primo papa americano. Ma questo conferma anche la tendenza intrinseca, nell’uomo, alla “volontà di potenza”, che annulla l’amore. Un discorso “ecologico” e un discorso “antropologico” sono così strettamente legati.

Per frenare in un modo efficace questa inclinazione distruttiva e autodistruttiva, Boff indica la via offerta da Francesco di Assisi: “umiltà radicale e pura semplicità” (52). L’ultima parte del testo è una meditazione accorata, segnata anche da una componente autobiografica, in cui l’autore medita a lungo sulle svolte nella vita di Francesco di Assisi, per comprendere a fondo come la possibilità di una “fraternità universale” passi per una conversione dello sguardo dell’uomo, per una singolare sintonia con tutto il creato. Già in lui la tensione tra carisma e potere non tardò ad emergere. Francesco accettò questa come una necessità. Ma gli sviluppi della sua esperienza furono in larga parte di carattere personale, non sociale. La condizione per un tale sviluppo – che sarebbe appunto il nuovo paradigma di Fratelli tutti – è “ che ogni persona si metta in una posizione di umiltà, di prossimità con l’altro e la natura, superando le disuguaglianze e vedendo in ciascuno un fratello e una sorella con i quali condividiamo lo stesso humus, la terra delle nostre comuni origini” (58).

Occorre allora “scommettere sulla fraternità”. Questo si può fare solo a certe condizioni, ossia riconoscendo che:

a) la “condizione umana” è di essere in equilibrio tra sapiens e demens, tra ordine e caos.

b) la rinuncia al potere-dominio è il solo spazio per l’incontro fraterno

c) occorre amare il prossimo non solo “come”, ma “più” di se stessi.

La sintesi che Francesco di Assisi ha offerto come un grande profeta nel cuore del Medioevo diventa oggi di una nuova ed esigente attualità, soprattutto dopo la crisi pandemica, che ha mostrato in modo nuovo e sorprendente la correlazione radicale in cui vivono tutti gli uomini e le donne anche oggi: di fronte ad essa la parola del Francesco medievale e quella del Francesco contemporaneo risuonano non anzitutto come proposta ascetica, ma come ispirazione ad un nuovo ordine mondiale, che ha condizioni istituzionali e personali. Questo è il sogno che Boff presenta nel suo “picciol libro”, ad un tempo libro spirituale e libro politico, che non solo da Pierluigi Mele è introdotto con accurata dedizione, ma a Pierluigi Mele è anche dedicato con fraterna amicizia.

 

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