Eucaristia e corpi in mostra? Internet, canonizzazione e prudenza pastorale


I miracoli eucaristici nel mondo - Logos Matera

La giornata del 7 settembre ha visto la canonizzazione di due santi “giovani”: Piergiorgio Frassati (morto nel 1925 a 24 anni) e Carlo Acutis (morto nel 2006, a 15 anni). Può sorprendere il fatto che tra i due giovani santi ci sia quasi un secolo e che però al santo dei primi del 900 siano attribuite parole che sentiamo in larga parte quasi contemporanee, mentre al secondo si attribuiscano parole e azioni che sembrano venire almeno da un secolo prima. Su un punto, tuttavia, Acutis è veramente nuovo: nella sua relazione con internet, tanto da essere definito “patrono dell’internet”.

Proprio sul rapporto tra Acutis ed internet credo che sia necessaria una riflessione ecclesiale, che coinvolga pastori e teologi, sulle cautele da predisporre per evitare di cadere nella trappola della “rete”. Provo ad indicare, a teologi e pastori, due delle cose più urgenti.

La collezione informatica dei miracoli eucaristici

Che cosa accade se un giovane, con una grande devozione per il sacramento dell’eucaristia, si dedica a raccogliere tutte le testimonianze storiche sui miracoli eucaristici? Internet gli dà lo strumento ideale per muoversi nei secoli e collezionare decine e centinaia di “miracoli”. Ma qual è il rapporto tra queste “storie” e la devozione al sacramento? Qui mi pare che tanto i testi ufficiali del Dicastero per le Cause dei Santi, quanto il sito carloacutis.com considerino le cose in modo troppo superficiale. Indicano la raccolta, che nel frattempo è diventata “mostra”, semplicemente come “prova” della devozione. Qui occorre maggiore prudenza.

I miracoli sospetti e le mostre nelle parrocchie

Vi è poi una seconda cautela da mettere in campo. Le diverse “specie” di miracoli eucaristici presentate dalla “mostra” sono una raccolta piuttosto confusa e male ordinata di fenomeni diversi, ricondotti alla espressione “miracoli eucaristici”, nella quale prevale un lettura devota, che nasconde il lato apologetico che caratterizza tutti questi racconti. Dire “apologetico” significa dire che i miracoli sono raccontati sempre “contro qualcuno”. Esaminiamo le figure principali di questi miracoli:

a) Miracoli contro la poca fede: l’apparire del sangue o della carne come “rimedio” alla mancanza di fede del prete o dei fedeli. Ma, come accade nel miracolo di Girona, se al posto della particola si riceve la carne, non si può più fare la comunione. Il miracolo si sostituisce alla comunione e per questo interrompe la dinamica propria del sacramento. Suppone una autosufficienza della presenza sacramentale rispetto alla presenza ecclesiale del Corpo di Cristo.

b) Miracolo contro gli infedeli: il miracolo di Trani (l’ostia fritta da una non cristiana) o il miracolo di Bruxelles (l’ostia trafitta con coltelli da non cristiani) non impedisce di scoprire che si tratta di tracce molto evidenti di un uso “antigiudaico” dei miracoli eucaristici come “rivelatori” della mancanza di fede. Una riproposizione dei fatti senza le opportune cautele espone l’eucaristia ad un uso strumentale. Riscostruire in modo soltanto “devoto” questi fatti non è segno di devozione eucaristica, ma di semplificazione della realtà.

c) Miracoli contro malattie o terremoti o epidemie: in questo caso si tratta di “miracoli” in cui la eucaristia ha giocato un ruolo senza alcun mutamento della sua apparenza, come nel miracolo di Tumaco. Si parla in questo caso di “miracoli”, ma in un senso diverso: l’effetto della eucaristia, senza alcun mutamento della particola, si mostra al di fuori di essa,

d) Confusione tra miracolo eucaristico e reliquie del preziosissimo sangue, come per il cosiddetto miracolo di Bruges. In questi casi non si parla del sangue come sacramento dell’eucaristia, ma della presunta reliquia storica del sangue della crocifissione. Anche in questo caso c’è una confusione che si giustifica in un ragazzo, ma non in una mostra ufficiale

e) Pretese di dimostrare scientificamente la presenza reale, come accade per il miracolo di Tixtla, dove la apologetica diventa talmente cieca, da diventare addirittura la pretesa di un “fisicismo” della presenza reale, che la tradizione teologica da 800 anni ha identificato chiaramente come un errore nel comprendere l’effetto del sacramento. Corpo e sangue non sono una presenza “locale”, ma “sostanziale”: non si vedono, non si toccano, non si localizzano, ma si credono e così si comprendono.

Forse è stato proprio internet a suggerire queste semplificazioni: se la collezione dei miracoli perde la profondità storica delle circostanze, rischia di diventare una “carrellata edificante”, che inclina senza accorgersene ad un pericoloso fisicismo della presenza. Un giovane non poteva rendersi conto di tutto questo, è ovvio, ma gli adulti, allora come oggi, dove erano e dove sono?

Poiché la raccolta di miracoli, così segnata da una lettura teologicamente inadeguata e pastoralmente rischiosa rischia di avere, da ieri, il crisma della “canonizzazione”, proprio per questo motivo chiede ai teologi di parlare e ai pastori di provvedere. E’ giusto proporre a parrocchie o a diocesi la “Mostra dei miracoli eucaristici” senza cogliere il rischio di una lettura distorta e superstiziosa del sacramento che la mostra sembra suggerire? Parroci e vescovi possono diventare, anch’essi, vittime di internet e delle semplificazioni che introduce nella esperienza sacramentale. Nessuno può essere dispensato dal discernimento e nessuno può nascondere le proprie responsabilità dietro alla canonizzazione. Il santo, proprio perché canonizzato, chiede che la devozione eucaristica sia autentica e non si confonda con la ricerca del miracolo. Il rapporto tra devozione eucaristica e miracoli eucaristici non è lineare. Su questo teologi e pastori hanno una diretta responsabilità, che devono esercitare nelle forme più adeguate, senza sfuggire al loro compito.

Internet come spettacolarizzazione: la visita alla tomba sul web

Il patrono del web viene esposto al rischio del web. Questo non è solo un paradosso, ma è il pericolo di una “digitalizzazione” del santo, che conduce non solo ad una lettura superficiale della tradizione eucaristica, o delle forme della preghiera, ma anche ad un abuso nei confronti dello stesso Carlo, della sua persona e del suo corpo. In effetti, come già è stato segnalato da più di un osservatore, la discutibile scelta di inserire, nel sito carloacutis.com la “visita alla tomba del santo” ( cfr. https://www.carloacutis.com/…/diretta-video-della-tomba…)

fa un uso della rete che non sembra in alcun modo giustificabile. Se è ovvio che la “visita alla tomba” fa parte della tradizione più antica del cristianesimo e che i martiri dei primi secoli sono la culla su cui si sono edificate chiese e città, altrettanto vero è che la versione della visita con “diretta web-cam”, di fronte alla salma imbalsamata del santo, non ha alcuna possibilità di essere messa in continuità con la prassi tradizionale.

Si deve dire che proprio la canonizzazione implica, anche a questo riguardo, nuove responsabilità ecclesiali. Sarà necessario che la autorità ecclesiale competente per territorio (ossia la Curia di Assisi) chieda formalmente al sito ufficiale carloacutis.com di rimuovere dalla piattaforma la possibilità di collegarsi con la webcam puntata sulle spoglie del santo. Un elemento osceno è incompatibile con la canonizzazione e con il culto approvato. Ogni trascuratezza al riguardo sarebbe da ritenersi intollerabile. Il patrono dell internet non può diventare vittima di abuso di internet.

Proprio l’interesse per internet, manifestato dal giovane Carlo Acutis, si riflette in modo non lineare su due aspetti non secondari della sua testimonianza: la devozione eucaristica e l’onore alle spoglie mortali del santo esigono ora, con la canonizzazione, la sollecita correzione delle forzature presenti nella rete, sia per alcune imprecisioni dei testi ufficiali, sia per le iniziative inopportune assunte dalla associazione che ha patrocinato la causa. Restare vigilanti di fronte a questi eccessi restituisce alla tradizione il suo lato più equilibrato e perciò meno spettacolare. Né l’eucaristia né il corpo dei santi sono fatti per essere messi in mostra, se non con la discrezione del segreto e del mistero. Il pane che media il corpo e la tomba che media la vita sono il linguaggio fine della tradizione, che a nessuno è consentito di scavalcare con effetti speciali. 

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