Munera 1/2023 – Filippo Pizzolato >> Fiducia e democrazia: la riapertura del raccordo tra legame sociale e istituzioni

Nello Stato moderno la vita politica scorre entro dotti appositi, istituzionali, che formano un’architettura complessa, alla stregua di un sofisticato marchingegno razionalizzato. Della storia dello Stato moderno la traiettoria della spersonalizzazione del potere è una vicenda fondamentale, in quanto cammino verso la conquista di garanzie contro il temuto arbitrio della volontà del sovrano. La spersonalizzazione e perfino la burocratizzazione diventano lineamenti costitutivi dello Stato moderno, in opposizione all’ordinamento feudale, che si reggeva su una catena graduata di lealtà personali. Sembra pertanto che lo Stato moderno voglia programmaticamente prescindere dalla fiducia interpersonale, istituzionalizzando forme e procedure del potere, o che almeno a questo esito tenda.

Su un piano filosofico, il dispositivo dello Stato moderno riposa sul paradigma hobbesiano, riassumibile nell’idea che «l’unica fiducia che è possibile accordare nelle relazioni intersoggettive passa dalla certezza che il diritto rafforzato dalla sanzione è capace di garantire». Solo se separata dalla conflittualità distruttiva propria dei rapporti sociali, la sfera istituzionale – a mezzo della volontà imperativa del sovrano – può mettere pace e dare ordine alla società. A dominare la scena è quindi la sfiducia, una disposizione psicologica che ben si accorda alla paura, peraltro ben comprensibile, se si pensa ai tempi perigliosi del sorgere dello Stato moderno, insanguinati dalle guerre di religione.

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