Munera 1/2018 – Giuseppe Tognon >> La politica è insegnabile? A proposito del desiderio di vivere fino in fondo

Insegnare la politica equivale a insegnare a vivere “fino in fondo”, per gli altri oltre che per sé stessi. Come è sempre stato, ma oggi più che mai, per due ragioni: perché la realtà politica ha ormai oltrepassato i limiti faticosamente stabiliti dalla “scienza politica” (disciplina abbastanza recente) e perché l’assenza di una buona qualità politica delle nostre democrazie mette a nudo la crisi ideale dell’uomo contemporaneo. Viviamo la contraddizione di una democrazia “maleducata”, senza onore, che si è “secolarizzata” fino in fondo, adottando schemi di comportamento personali brutali (tradimenti, calunnie, menzogne…) e comportamenti pubblici non adatti alla funzione delle istituzioni: la personalizzazione dei partiti, l’apologia del capo, l’arroganza di leadership economiche o mediatiche, lo smantellamento degli ambiti intermedi tra lo Stato e gli individui.

Per molti studiosi la crisi dell’educazione politica è addirittura il sintomo della “fine della politica” e di un’intera epoca storica, sancita dal fatto – gravissimo per le democrazie liberali – che rappresentanti politici di scarsa qualità umana, anche tra coloro che si presentano come duri e puri, anziché difendere la loro libertà di eletti accettano tranquillamente la servitù di mandato e si adeguano alla volontà dei capi. Non stupisce dunque vedere che la crisi dell’educazione politica tradizionale è considerata quasi irreversibile. Chi si ostina a istituire “scuole di politica”, o a concepire moduli di formazione per i giovani sul modello universitario, fa una cosa meritoria ma appare un sopravvissuto. L’opinione corrente è che per avere successo in politica i metodi siano altri e che il mercato politico si domini con la comunicazione, con il denaro e con alleanze tra interessi potenti.

Gli intellettuali hanno avuto le loro responsabilità. Sono caduti nella trappola di dare della politica un’interpretazione tutto sommato asettica e razionale o hanno preferito invocare una visione neo-romantica e baldanzosa del potere che ha prodotto più frustrazioni che vantaggi. Un eccesso di cultura rispetto alle dinamiche elementari della vita umana ha fatto perdere di vista le radici profonde del bisogno di politica.

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