Munera 2/2020 – Pasquale Rotunno >> Informazione, scienza e coesione sociale

«Non lo sappiamo», era la risposta più frequente di medici e virologi ai giornalisti ansiosi di conoscere qualcosa di certo sul comportamento del coronavirus.

Eppure, notizie false o imprecise su cure, farmaci, vaccini hanno imperversato sui diversi media, nella diffusa inconsapevolezza della corretta metodologia della ricerca. Non bastano due pazienti migliorati dopo la somministrazione di questo o quel farmaco per annunciare che finalmente una cura c’è. L’emergenza non giustifica l’abbandono di metodi rigorosi, e la sperimentazione non ha ancora dato prove chiare di efficacia a favore di un particolare trattamento, avverte l’Accademia dei Lincei, in un documento del 25 marzo scorso. Quanto ai vaccini, ci vorrà tempo, perché si deve essere sicuri dell’efficacia, ma anche della sicurezza, di qualcosa che potrebbe essere somministrato a miliardi di persone.

I limiti della scienza hanno creato sconcerto tra quanti erano abituati alle promesse trionfali che i costanti miglioramenti della medicina hanno alimentato negli ultimi decenni. Nel contagio, sono svanite di colpo tutte le illusioni di una società ormai convinta che la morte fosse solo il frutto di un errore umano, di medici malaccorti da aggredire e malmenare nelle corsie degli ospedali.

I giornalisti hanno imparato che i contenuti dell’argomentazione scientifica – teorie, ipotesi, modelli – sono proposizioni con un grado variabile di probabilità. Le ipotesi scientifiche, e soprattutto quelle che vertono su classi di eventi, qualità e fenomeni collettivi, devono fare i conti con valutazioni statistiche dei dati. La rappresentazione probabilistica degli eventi è in molte circostanze il modo più razionale per descrivere aspetti della realtà. Purtroppo la cultura italiana, sebbene abbia dato i natali a illustri scuole statistiche e biometriche, ha per lungo tempo sottovalutato l’importanza e l’utilità del metodo statistico. Il risultato è che parole come variabilità, significatività o probabilità composta, sono del tutto estranee al lessico comune. Nondimeno, come abbiamo visto sin dall’inizio della pandemia, tante decisioni che riguardavano la vita quotidiana e la nostra stessa libertà di movimento sono state prese in base a considerazioni di natura matematica. Per il giornalismo italiano è il momento di misurarsi sul serio con il metodo scientifico.

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