Munera 2/2020 – Aldo Travi >> Le riforme che servono alla Repubblica

Soprattutto dalla metà di marzo le più importanti riviste ‘on-line di dottrina nel diritto pubblico hanno cominciato a dedicare spazio a proposte di innovazioni nel diritto pubblico, suggerite dalla situazione di emergenza in atto. Molto spesso (esemplari, in proposito, gli interventi pubblicati nel “Forum” di Quaderni costituzionali) il dibattito è stato avviato da contributi dedicati ad alcuni problemi nodali sollevati dall’emergenza: l’intreccio delle competenze dello Stato e delle Regioni, l’incidenza di molti provvedimenti su posizioni anche di libertà, la compatibilità di alcune soluzioni con l’assetto costituzionale delle fonti del diritto. Il dibattito si è però sviluppato progressivamente sulle proposte di riforma e sono emerse così due prospettive distinte: la prospettiva di chi dall’analisi dei problemi emersi intende suggerire modifiche necessarie per realizzare soluzioni più appropriate e la prospettiva di chi ritiene che il momento difficile che sta attraversando il nostro Paese (ma non solo il nostro) possa e debba costituire un’occasione per intervenire più in profondità sul diritto pubblico.

Con riferimento a questa seconda prospettiva è opportuna un’annotazione. Che eventi straordinari possano costituire l’occasione o addirittura la ragione per proposte articolate di riforma nel nostro diritto pubblico è testimoniato da quanto avvenuto dopo la prima guerra mondiale, quando, fra primi mesi del 1918 e il 1921, furono costituite successivamente tre Commissioni per la riforma dell’amministrazione, con una rappresentanza dai più illustri giuristi dell’epoca: ai loro lavori avrebbero dovuto seguire le riforme legislative. In realtà gli interventi legislativi furono poi condizionati ampiamente dall’avvento del Fascismo che modificò profondamente, sul piano sostanziale, non solo l’ordine amministrativo, ma anche lo stesso assetto costituzionale dello Stato. Un disegno di analogo rilievo fu sostenuto anche nel secondo dopoguerra, con l’istituzione della Commissione per la riforma dell’amministrazione, presieduta da Ugo Forti, che avrebbe dovuto avviare una riforma amministrativa parallela a quella costituzionale. La circostanza che oggi stia maturando una prospettiva del genere pone in evidenza, a ben vedere, la consapevolezza che la vicenda che stiamo vivendo in queste settimane mette in discussione l’assetto profondo della società. Un evento paragonabile, per la sua portata dirompente, alle conseguenze delle due guerre mondiali: il nostro Paese sarà “diverso” dopo questa esperienza.

Questa consapevolezza rappresenta il punto di partenza per una riflessione anche nel diritto pubblico.

Scarica l'articolo gratuitamente
scarica l’articolo gratuitamente

Share