Munera 3/2017 – Davide Stanzione >> Il deserto del reale. L’11 settembre nel cinema americano

11 settembre 2001: l’inaccessibile World Trade Center viene violato da due aerei che si schiantano a distanza ridotta l’uno dall’altro contro le Twin Towers, simbolo dell’identità americana e del suo vigore. A distanza di sedici anni dal più radicale evento traumatico del nuovo millennio, la sensazione che il secondo aereo non fosse una tragedia casuale né un’orrenda fatalità, ma un atto predeterminato, è ancora nitida nella mente di tutti coloro che ebbero modo di vivere quel doppio impatto in diretta, confrontandosi con l’enormità di uno schianto che avrebbe cambiato in profondità il corso della Storia, ma soprattutto il nostro rapporto con le sue manifestazioni dirette, in termini mediatici, televisivi, percettivi.

Nessuna catastrofe vissuta fino a quel momento dall’umanità eguagliava infatti l’11 settembre per forza immaginifica e per impatto visivo: si trattava di un attacco dagli echi fallici e mortiferi, un’aggressione sia fisica sia simbolica al cuore e alle viscere della nazione più potente al mondo, veicolata in maniera subdola, squarciando il cielo e la sua vastità infinita. Faceva dunque breccia, contemporaneamente, anche nel bacino delle nostre paure più insondabili per tutto ciò che di ignoto e di indefinibile ci attraversa e – quel che più conta – ci sovrasta.

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