I fanatici dell’apocalisse


Arbitrio-brutalità-calunnia è l’abc dei potenti nemici delle istituzioni politico-economiche costruite sulle rovine delle due guerre mondiali e della Grande Depressione. Dopo la seconda guerra mondiale, diedero vita a Trenta Gloriosi anni di sviluppo economico e sociale, mentre l’Europa si ricostruiva in mercato unico e poi UE. Lo sviluppo dei trasporti mondiali sembrò globalizzazione, ma fu solo progresso tecnico di selvaggi più efficienti, come ammonì nel 1962 lo storico dell’economia Carlo Maria Cipolla [The economic history of world population, Harmondsworth].

Oggi. «oltre la dimensione fisica, è nel virtuale che l’adesione ai movimenti nazional-populisti trova la sua più completa realizzazione. Lì, gli algoritmi sviluppati dagli ingegneri del caos danno a tutti l’impressione di essere al centro di una rivolta storica e di essere finalmente diventati attori di una storia che si credevano condannati a subire passivamente» [Giuliano da Empoli, Les ingénieurs du chaos, Gallimard folio actuel 2023, p. 189]. Europeo, lo «slogan di Brexit Take back control, tema principale di tutti i movimenti nazional-populisti, si basa su un istinto primitivo dell’essere umano. Interrogando i sopravvissuti dei campi di concentramento, Bruno Bettelheim ha scoperto che erano sopravvissuti soprattutto coloro che erano riusciti a stabilire un’area di controllo, anche immaginario, sulla loro vita quotidiana nei campi» [ivi, p. 190]. «Istinto così profondamente radicato nell’uomo che non lo abbandona mai, nemmeno quando gioca alla roulette. In sostanza, la democrazia non è altro che questo. Un sistema che consente ai membri di una comunità di esercitare il controllo sul proprio destino. Di non sentirsi in balia degli eventi o di qualsiasi forza superiore» [ivi, pp. 190-1].

Nell’abc dei potenti, perciò, la democrazia è il nemico da abbattere.

In USA, «come per il cardinale Mazzarino, che aveva per motto “ex inimici salus mea”, la salvezza di Donald Trump viene anzitutto dai suoi nemici. Miliardario, avrebbe potuto apparire non credibile agli occhi della gente comune, ma l’ostilità molto violenta di establishment e giornalisti nei suoi confronti gli ha dato i galloni nell’elettorato popolare». In UE, «investendo massicciamente in sistemi informativi e social network, i troll della destra alternativa creano un clima di intimidazione su Internet. Perciò, ogni osservatore o giornalista che osi prendere posizione contro di loro viene bombardato di insulti e minacce. Questo è il cosiddetto “squadrismo online”, praticato a lungo dai troll populisti in Italia» [ivi, p. 128]. Menti USA e mani italiane, chi l’avrebbe detto.

Per Putin e Netanyahu l’abc è guerra e saccheggio, per Trump caos economico e finanziario. Già a fine millennio, presidente Clinton, il Congresso USA aveva abolito il Glass-Steagall Act, che dal 1932 proibiva l’investimento a rischio dei fondi di deposito bancari, leva della Grande Depressione degli anni 1930 e del nazismo nella Germania stremata dall’iperinflazione,.

Ma da quel disastro globale abbiamo imparato che «garanzia di stabilità del valore del denaro è la convinzione che la sua massa non aumenterà senza fine, come accadrebbe se le entrate fiscali fossero insufficienti. Sono le entrate fiscali a sostenere il valore del denaro, e delle obbligazioni». «Le iperinflazioni erano accidentali e la causa ultima, lo squilibrio fiscale, era chiara a molti osservatori. Porvi fine sarebbe stato possibile con notevole rapidità, ma solo con misure credibili per eliminarne la causa. Il ‘gold standard’, la reliquia ‘barbara’ secondo Keynes, scomparve nel 1914, pur se non lo si riconobbe pienamente fino al 1931. Ad esso seguì la ‘fiat money’ [garantita dal governo emittente, ndr]. Bastò poco tempo per dimostrare quanto spettacolare potesse essere il suo fallimento. Ci volle molto tempo per fare diventare ‘moneta fiat ben gestita’ la ‘moneta fiat’» [François R. Velde, «Hyperinflations of the Early Twentieth Century», in Money In The Western Legal Tradition Middle Ages To Bretton Woods, Ed. by David Fox and Wolfgang Ernst, Oxford 2016, p. 678].

Democrazia e economia vivono nell’equilibrio tra moneta circolante e prelievo fiscale. Ma… i ricchi «stanno sistematicamente mobilitando la loro presa sulla politica per proteggersi da qualsiasi tentativo di aumentare selettivamente le tasse? Hanno davvero finito per agire come dèi tra gli uomini, distruggendo le istituzioni democratiche e creando uno scenario già immaginato da alcuni nel Medioevo? Se così fosse, farebbero meglio a rispolverare la loro mitologia classica, perché nella tradizione occidentale anche gli dèi possono cadere. E quando succede, l’impatto è catastrofico e tutti ne soffrono» [Guido Alfani, Come dèi fra gli uomini, Laterza 2025, pp. 410-1]. «Bitcoin a 118mila dollari, o un po’ di più o un po’ di meno, significa che esistono persone o società di capitali disposte a sborsare quella cifra per possedere una unità di conto … in bitcoin, con cui … aspettare che aumenti ancora perché altri immaginano che accadrà la stessa cosa e continuano a comperare. Niente di diverso dalla storica vicenda dei bulbi di tulipano nel Seicento, arrivati a valere migliaia di fiorini olandesi, quando il reddito medio annuo dell’epoca era di 150 fiorini. Poi tutto precipitò» [Pietro Terna, “Illusionisti del bitcoin in un mare di povertà”, La Porta di Vetro, 17 luglio 2025, online].

Bitcoin è la riedizione elettronica della piramide di Ponzi, immigrato italiano che negli anni 1920 raggirò milioni di americani pagando alti interessi coi loro stessi versamenti, fino all’inevitabile crollo. Nel 1967 ci mise in guardia lo stesso Marshall Mc Luhan fin dal titolo, The Medium is the Massage. «Massage, “massaggio”: ma anche “falsificare, truccare”» [ilRagazzini]. Già nella Francia della rivoluzione, «nel febbraio del 1797, assegnati e mandati vengono dichiarati fuori corso. Il grande esperimento della carta-moneta rivoluzionaria si conclude – come quella di Law – col ritorno della moneta metallica, non prima però di aver consentito il più vasto e rapido trasferimento di proprietà che la storia di Francia ricordi» [François Furet e Denis Richet, La Rivoluzione francese, tr.it. Laterza 1996, tomo 2, p. 422]. Anche oggi, a scala globale e locale (Gaza) e con ogni mezzo. Che fare?

Rèsister, scrive Salomé Saqué [Payot 2024] e ricorda il detto popolare tramandato da Jonathan Swift nel 1710: “La menzogna vola, la verità zoppica”. «I potenti che lavorano al successo delle idee d’estrema destra non sono solo i miliardari. Poco nota al grande pubblico, la rete Atlas, uno dei conglomerati mondiali di think-tanks ultraconservatori e libertari, ha sottilmente ma efficacemente contribuito alla ascesa della estrema destra ovunque nel mondo influenzando idee e dibattiti pubblici tramite relè mediatici e ideologici ben mirati, come ha rivelato un’inchiesta di Observatoire des Multinationales. Difesa del sistema neoliberale e estrema destra si allineano perfettamente: smantellamento dello Stato sociale, riduzione del numero di funzionari, soppressione delle imposte, del diritto di sciopero, del salario minimo… In concreto che fanno i think tanks? Contribuiscono a formare élite conservatrici, danno sostegno diretto a personalità affermate, sono presenti in tutto il mondo tessendo una tela ideologicamente allineata. Nel 2023 Atlas era presente in 103 paesi e rivendicava 589 partner» [ivi, pp. 51-2].

Smantellare l’intervento statale è da sempre credo neoliberale e il suo esponente più rappresentativo, Friedrich von Hayek, vuole un ordinamento «i cui i membri dovrebbero fare ciò che loro è ordinato. Essi non potrebbero usare le loro conoscenze per i propri fini, ma dovrebbero seguire i piani designati dai loro governanti per soddisfare le necessità prestabilite» [tr.it. Legge, legislazione e libertà, Il Saggiatore 1986, pp. 309-310]. Obbedire e tacere. «Part of Donald Trump’s base thinks he is fighting a spiritual war. On tour with Michael Flynn, conspiracy mixes with Christian apocalypticism» [The Economist, online, 21-27/10/23]. In modalità social, Trump/Papa appare ai ‘veri credenti’, eredi della medievale vicenda europea dei fanatici dell’Apocalisse.

I fanatici dell’Apocalisse [Norman Cohn, The Pursuit of the Millennium, Martin Secker & Warburg, Londra 1957, tr.it. Comunità, Milano 1976] sono storia europea, ora globale. «In una forma o in un’altra, la tradizione apocalittica e millenarista è sempre esistita; perché dunque essa ha acquistato, da cento anni in qua, un dinamismo quale non aveva mai conosciuto, neppure nel Medioevo?». «Né Lenin, né Hitler né (si può aggiungere) Mao Tse-tung, brillanti tattici e influenti prophetae com’erano, avrebbero potuto compiere le loro rivoluzioni senza la presenza di certe situazioni sociali. E quando ci si chiede quali situazioni sociali favoriscano in realtà il trionfo di gruppi ispirati dalla coscienza di una missione semi-escatologica e traboccanti di lodi e speranze illimitati, è allora che la lunga storia del millenarismo rivoluzionario medievale può essere di qualche aiuto» [pp. 384-5].

Una generazione dopo, François Furet ci ha avvertito che «la fine del comunismo, o meglio la fine del suo potere sulle nostre menti, è un altro modo di dire che capitalismo e democrazia, i due elementi essenziali della modernità, sono stati e restano il frutto della stessa dinamica. E cioè quella in cui ci troviamo sempre, e più che mai, e rispetto alla quale il sogno di ricominciare tutto da zero, per completare infine la storia, ci appare ormai un’utopia capace di uccidere la libertà. Chissà poi se le nostre società democratiche vivranno senza forme di messianismo politico o se invece innalzeranno a esso nuovi monumenti» [Le due Rivoluzioni. Dalla Francia del 1789 alla Russia del 1927, tr.it. UTET 2002, p. 111].

Oggi, «è così che persone ‘esperte’ come Trump e Putin credono che il mondo funzioni davvero, o dovrebbe funzionare: non secondo regole inventate da diplomatici in pantaloni a righe per preservare un ordine internazionale, ma in ossequio al potere esercitato da grandi uomini» [The Economist, «The real collusion between Donald Trump and Vladimir Putin», 16-22/08/2025].

«Putin promuove un’ideologia nazionalista-imperiale che Trump non contrasta perché la condivide. L’obiettivo di Trump non è separare Putin da Xi Jinping, ma costruire con loro un mondo dominato dalle tre grandi potenze. Un mondo dove non esistono cittadini liberi di decidere il proprio destino. Trump non è un “Nixon rovesciato”, ma il portatore di una visione del mondo in cui conta la forza e non il diritto. Un mondo a tre è immoralità istituzionalizzata» [Sergio Fabbrini, «Dal vertice solo Putin esce rafforzato», Il Sole 24 ORE, 17/8/25, p. 8]. Che The Economist documenta [19-25/09/25] in una sorta di piccolo catalogo: «China’s 200m gig workers are a warning for the world», «Palestine is unrecognizable on the ground», «The president is putting America’s armed forces in a bind», «The UN’s grim future», «Cold war deterrence doesn’t work anymore», «Russia’s most famous dive tell Vladimir Putin to end the war».

Ma «nell’Europa del nostro tempo non c’è posto per i sistemi imperiali, i paesi dell’Europa centro-orientale devono riacquistare l’indipendenza e il diritto a uno Stato sovrano. Così dev’essere, ma la logica della storia è retta da proprie leggi, e ogni volta si attua a un ritmo diverso» [Bronislaw Geremek, “Lo stato-nazione nell’Europa del XX secolo”, in François Furet (a cura di), L’eredità della Rivoluzione Francese, cit., p. 210]. «In fondo il nazionalismo si serve del principio nazionale in modo strumentale e si concentra sullo sviluppo dello Stato. Invece, nel modello di Stato-nazione, divenuto patrimonio comune dell’Europa, lo Stato è limitato e temperato dalla “sovranità del popolo”, e nel gioco fra le aspirazioni e le realizzazioni appaiono non soltanto i conflitti di interessi, ma anche un sentimento di fratellanza e di solidarietà, elementi dei rapporti fra gli uomini, che non stanno a loro agio nell’apparato concettuale dello storico o del sociologo, in quanto carichi di enfasi» [ivi, p. 220].

L’enfasi infatti non basta, ci vuole il diritto. Anche la Francia della rivoluzione divenne «repubblica aristo-democratica, in cui la libertà civile non si sarebbe accompagnata a “rivoluzioni e delitti”, un regime di notabili che avrebbero accettato docilmente l’onnipotenza dell’esecutivo a patto che proteggesse la loro proprietà conquistatrice» [François Furet e Denis Richet, La rivoluzione francese, tr.it. Laterza, 1974, p. XIII]. Ma, allora come oggi, è dominio sui contemporanei, non sulla storia. «Gli storici non devono confondere l’idea di globalizzazione con quella di uniformazione. Nel primo processo vi sono due tappe: la prima consiste nella comunicazione, nella creazione di rapporti fra regioni e civiltà che precedentemente si ignoravano; la seconda è un fenomeno di assorbimento, di fusione. Fino ad oggi l’umanità ha conosciuto soltanto la prima di queste tappe» [Jacques Le Goff, Il tempo continuo della storia, tr.it. Laterza 2019, p. 136].

Le rivoluzioni hanno le loro radici nel futuro. Nell’UE multinazionale, la madre delle rivoluzioni Europa si è data una moneta unica ed è sulla via di una fiscalità, anche globale, garante del suo valore: anatema per USA, Cina, Russia e gli dèi fra gli uomini. Ma, «se i governi nazionali hanno l’ultima parola, l’Ue non si muove» [Sergio Fabbrini, «Quello che Ursula non ha detto agli europei», Il Sole 24 Ore, 14/9/24, p. 8]. Come ogni rivoluzione, l’unificazione «si realizza in primo luogo attraverso la ribellione e il  timore»  [Furet e Richet, cit., p. 67]. È tempo di governo europeo, nella ribellione contro l’immoralità generalizzata di un mondo a tre e nel timore di macchine e armi più intelligenti di chi le usa. «In fin dei conti, la sfida è esercitarci a restare umani» [Roger-Pol Droit, «Notre cauchemar technopolitique», Le Monde, 18/9/25, online].

Share