«Il giorno 3 dicembre ho intravisto, di tra le nebbie, i capannoni del 106»: l’aeroporto militare Natale Palli di Parma. «Poi mi sono tappato in ufficio e ho dato inizio alla mia ‘meditazione’. […] Ho abbracciato con l’anima e con il cuore questo campo, da me non cercato, non ambito, mal conosciuto; per il quale mi sentivo impreparato […]. Il mio sogno era andare in Russia o almeno fuori dal territorio nazionale; tutt’al più aspiravo a servire in fanteria; invece mi hanno mandato nell’arma più nobile. […] Cercherò di essere prete, solo prete, niente altro che prete».
Così inizia, sullo scorcio del 1942, l’avventura umana e pastorale di don Loris Capovilla, il futuro segretario di Papa Giovanni XXIII, nei mesi che segnano la svolta del secondo conflitto mondiale. A Parma egli vivrà un impegnativo apostolato fra gli avieri e gli allievi ufficiali, sulla scia del suo appassionato coinvolgimento nell’Azione Cattolica veneziana, confrontandosi e a volte scontrandosi con una gerarchia militare non sempre consentanea agli ideali del giovane tenente cappellano. E nel frangente drammatico dell’8 settembre Capovilla avrà modo, con un rischioso stratagemma, di salvare dalla deportazione alcuni dei suoi ragazzi, un gesto che gli varrà la Croce al merito di guerra.
Le carte qui raccolte – una sorta di ‘giornale dell’anima’ assemblato già in tarda età dallo stesso monsignor Capovilla – costituiscono una vivida testimonianza della sua spiritualità, dei suoi slanci e anche delle sue delusioni. Ne esce l’immagine di un prete dalla solida formazione ‘tridentina’ ma già aperto a cogliere le novità più sollecitanti che guideranno i cattolici italiani nella stagione della ricostruzione e poi in quella del Concilio.