Affermando che «Il Λόγος carne divenne», l’evangelista Giovanni evidenzia il dialogo in-audito tra la V(v)oce di silenzio eloquente e il Λόγος che si fa carne. L’unicità della V(v)oce che attraversa il Λόγος si pone come istanza di ripensamento e critica del soggetto metafisico classico, in vista di affermare il primato del significato sul significante e di inaugurare una nuova ontologia estetica.
Se per il filosofo ciascuno è trascendenza rispetto all’A(a)ltro, per il teologo chi crede è posto di fronte al Trascendente. Le acque dei due rivoli possono quindi tornare a mescolarsi in un fecondo dialogo, in cui il teologo è il vero a-teo che crede Dio, mentre il filosofo sa Dio. In questa tensione la fede non può che essere agonica, in lotta, quale risposta tesa all’ascolto pensante dell’appello della V(v)oce interiore. La V(v)oce spinge così la teologia a uscire dal recinto ecclesiale per seguire la mobilità del Λόγος cristiano e a svestirlo di quei paramenti linguistici con cui lo ha rivestito. Finché la parola del teologo rimane inquieta nello scrutare e chiedere il nome dell’A(a)ltro e si tormenta nell’impossibilità del suo stesso domandare, si può stare tranquilli.
Informazioni sull'autore
Sergio Gaburro è docente incaricato di Teologia fondamentale e Teologia interconfessionale alla Pontificia Università Lateranense. Docente stabile di Teologia fondamentale, ecumenica e interreligiosa nella Facoltà Teologica del Triveneto nella sede di Verona e invitato presso l’Istituto di Studi Ecumenici San Bernardino di Venezia, è autore di varie monografie, tra cui La Voce della rivelazione. Fenomenologia della Voce per una Teologia della Rivelazione (2005).