I progressi delle neuroscienze pongono interrogativi che coinvolgono tutti. Il fronte riduzionistico, che imprigiona la comprensione dell’uomo e delle sue facoltà nella sola dimensione cerebrale, sembra aver annientato la singolarità umana, rafforzando l’idea che le scienze e la teologia siano distanti tra loro e antagoniste. Gli studi neuroscientifici, in realtà, mostrano come l’intera e multiforme esperienza del soggetto non sia confinabile nella complessa rete neuronale. La svolta relazionale e l’
embodied cognition evidenziano come la vita della mente si costruisce in forma dialogica e attraverso la realtà intercorporea. Le scienze, ritrovando l’unità perduta tra la mente e il corpo, valorizzano la matrice intersoggettiva della vita psichica. Né lo spiritualismo né lo scientismo sono in grado di dare ragione della incommensurabilità dell’uomo. Si delineano, così, nuovi punti di incontro fra le neuroscienze e la teologia, con significative possibilità di pensare l’uomo e la realtà in modi diversi.
Informazioni sull'autore
Nicola D’Onghia, laureato in Pedagogia, ha conseguito il Dottorato in Sacra Teologia alla Pontificia Università Lateranense. Docente di Antropologia teologica e Cristologia all’ISSRM San Sabino di Bari e all’Istituto Teologico Santa Fara di Bari, ha pubblicato Il concetto di anima tra neuroscienze e teologia (2011) e Neuroscienze e interconnessione dei saperi. La persona relazione di anima e corpo (2015).