Cos’è la fede? Qual è il suo oggetto formale? La conoscenza della verità prima può avvenire in modo naturale o dev’essere soprannaturale? C’è stato un tempo in cui la teologia, per rispondere a queste domande e argomentare sempre nuovi quesiti in grado di assecondare la vis theoretica della razionalità filosofica, seppe approntare un apposito trattato denominato de analysi fidei. Era il XVI secolo: albeggiava il sole barocco e infuriava la controversia apologetica nell’Europa lacerata dalla Riforma protestante, raggi e risvolti confessionali fecondarono la struttura del Tractatus che si accingeva a instradare la riflessione teologica secondo un metodo e una scansione tematica ben definiti. Ma, a oggi, cosa resta di questa mirabile architettura concettuale? Quale metabletica ha conosciuto l’analysis fidei nei secoli successivi? È stato accertato un esito proficuo della metamorfosi che ha investito la teologia della fede? «Quanti arriveranno alla fine saranno ripagati non solo per aver appreso delle tesi, bensì per aver respirato lo spirito di un’epoca, che ha ancora tanto da dire alla nostra» (dalla Prefazione di Giuseppe Lorizio).
Informazioni sull'autore
Rocco Salemme (1991), dottore di ricerca in Teologia, ha espletato i propri studi filosofico-teologici presso la Pontificia Universitas Lateranensis, privilegiando l’area della Teologia fondamentale e perfezionandosi nell’ambito pedagogico-didattico presso l’ISSR Ecclesia Mater. Attualmente è docente d’IRC al servizio della Diocesi di Roma e membro della ven. Cappella musicale “Giulia” della Basilica Vaticana. Tra le sue pubblicazioni, Graduale Polyphonicum (Palumbi, 2018-2023) e Prof…che ne pensa il Papa? (Effatà, 2021).