Sinodo di dialogo, di silenzio e di prossimità: bella sorpresa a Savona


SINODOSV

Senza anticipare i contenuti, che avranno la loro bella maturazione nel tempo, mi sembra che il percorso sinodale della Diocesi di Savona-Noli stia davvero “prendendo il largo”. Lo dico non solo per la qualità degli interventi e la intensità dei rapporti, per la presenza di 4 generazioni ( dai ventenni agli ottantenni) e per la franchezza dei confronti, ma perché il camminare insieme appare davvero tangibile, riconoscibile, edificante. Ci troviamo bene compaginati intorno alla pietra angolare e questo ci rende pietre vive. I poco più di 100 membri del Sinodo, che si sono incontrati per la seconda volta ieri ed oggi (la prima volta era stata nel giugno scorso) hanno reagito allo strumento di lavoro, ma hanno anche celebrato, hanno pregato, hanno condiviso la tavola, si sono confrontati in un percorso dal quale, con ogni evidenza, tutti siamo usciti diversi.

Riprendere i fili della Chiesa che vive a Savona-Noli e rilanciarli in modo nuovo, con coraggio e con passione, non è una impresa per singoli. Anzi, deve passare attraverso il confronto più serrato, più ricco, più aperto e più disposto al dialogo. Ispirazione evangelica, disegni pastorali e disciplina comune saranno, nelle prossime tappe del Sinodo, gli orizzonti di confronto per il lavoro delle 8 commissioni. Che lavoreranno su temi diversi, ma con obiettivi e confronti comuni, in vista delle sessioni plenarie, che si terranno a gennaio, a marzo e a maggio. E saranno destinate a non chiudersi al loro interno, ma a diffondersi all’esterno.

Sono molto colpito da una sorta di esperienza diretta e singolarmente evidente, nella quale ho assistito a quella “esposizione della Chiesa allo Spirito” che passa proprio attraverso l’ascolto reciproco più rigoroso e più attento. E mi sorprendo di aver trovato, direttamente operante e direi quasi in azione, ciò che il Documento preparatorio al prossimo Sinodo dei Vescovi ha così bene descritto e che è stato citato, in apertura dei nostri lavori, dal Vescovo Gero Marino:

“Ricordiamo che lo scopo del Sinodo e quindi di questa consultazione non è produrre documenti, ma «far germogliare sogni, suscitare profezie e visioni, far fiorire speranze, stimolare fiducia, fasciare ferite, intrecciare relazioni, risuscitare un’alba di speranza, imparare l’uno dall’altro, e creare un immaginario positivo che illumini le menti, riscaldi i cuori, ridoni forza alle mani»”.

Così le attese verso una Chiesa che si interroga sui propri passi, sulla capacità di ascolto e di vera accoglienza, sulle forme della vocazione e della iniziazione, sulla vivacità dei ministeri, sulle identità e sulle differenze, e infine sull’aggiornamento dei linguaggi, fa esperienza di quello che dovrà essere, in una forma che è già nuova e promettente. E così può capitare di vivere, durante la celebrazione eucaristica, la “preghiera universale” più pertinente e dirompente, almeno a mia memoria. E non è un piccolo segnale!

C’è una esperienza forte di parola: dobbiamo parlare. Le assonanze con il parlamento sono evidenti. Ma altrettanto lo sono le differenze. Perché tra le diverse parole c’è sempre uno spazio voluto, saputo e atteso: spazio di preghiera e pausa di silenzio. Perché la fraternità non è quella che il parlare costruisce, ma quella che dalla parola si è già ricevuta e si deve imparare a custodire e a moltiplicare. Questo è un punto particolarmente lieto: facciamo una esperienza rigorosamente “parlamentare” che però presuppone la fraternità e la reciproca accoglienza “sinodale”. E così la parola si alleggerisce dal peso del conflitto, dalla parzialità dello schieramento, senza rimuovere le questioni, bensì imparando a riformularle, ad ascoltarle da altre voci e in altre parole.

Fino a qui, e siamo solo all’inizio,  c’è sorpresa e c’è buona speranza. Accade una emergenza di riconoscimento reciproco e di simpatia comune che le mascherine e le distanze non riescono ad attenuare. Questo è il volto promettente e forte del cammino compiuto. E il lavoro che ci attende non spaventa, ma attira, sollecita e promette. La strada è quella giusta, proprio perché non sappiamo dove porterà: per questo è nelle mani dello Spirito, perché non la possiamo e non la vogliamo controllare. Chi lo dice con più insistenza è proprio colui che sta alla guida. Chi conduce ripete: lasciamoci guidare. Dunque il panorama è in movimento e noi stiamo cambiando: buone notizie arrivano da Savona-Noli.

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