Il Triduo pasquale e la sua unicità: un nuovo libro di Giordano Remondi
Giordano Remondi, Adorare – stare in silenzio – vegliare, La “diversa” festa solenne del Triduo pasquale, Pazzini, 2015
Che cosa rende unico il Triduo pasquale? Come una liturgia solenne rivela la fede nel Signore «crocifisso-sepolto-risorto»? In che senso le celebrazioni annuali rafforzano l’esperienza di Dio?Il libro pone al centro le due scene-madri del rito dell’Adorazione della Croce, il Venerdì santo, e della Veglia nella Notte santa, con l’intervallo dello stare in silenzio davanti al sepolcro di Gesù. Una sola volta all’anno gesti e movimenti qualificano il giorno in cui si compiono secondo le modalità del Messale Romano.
La Parte prima del saggio è dedicata alle tre azioni simboliche prive di linguaggio sacramentale – adorare, stare in silenzio, vegliare – che nel loro insieme celebrano l’unità tra il Crocifisso e il Risorto trasmessa dalla fede. Poi nella Parte seconda le meditazioni sulle Scritture rafforzano l’esperienza di Dio vissuta durante l’intera Settimana santa, di cui il Triduo è l’apice.
L’autore è Giordano Remondi, nato ad Asola (Mantova) nel 1949, ha compiuto ricerche nel campo delle scienze umane e teologiche, con contributi pubblicati su varie riviste. Ha curato, insieme con il teologo liturgista mons. Alceste Catella (attuale vescovo di Casale Monferrato), Celebrare l’unità del Triduo pasquale, voll. 3 (Elledici, 1994-1997) e ha collaborato al volume Pacem in terris. Lo stupore di una generazione (Servitium, 2004). Ha pubblicato di recente Sulla rotta della pace. Navigando nelle Scritture (Pazzini 2014). Vive a Mantova.
Il libro è corredato da una mia Postfazione, della quale anticipo qui i primi capoversi:
La verità dimenticata del Triduo pasquale
La provocazione preziosa di un rito “centrale”, ma “non evidente”
Il Triduo pasquale, come “luogo comune” della fede cristiana, c’introduce al mistero di Dio Padre, Figlio e Spirito, ci “inizia” alla pasqua. Ma, cionondimeno, sembra soffrire di secolare incomprensione. Per più di un millennio, almeno, ci siamo tenuti ben lontani dal suo senso più autentico. Questo è un fenomeno così profondo, così radicale, così capillare, che ha influenzato non solo la teologia e la spiritualità, la liturgia e la pastorale, ma ha segnato di sé la cultura tutta: le grandi rappresentazioni della cena, della preghiera, della crocifissione, della deposizione, della sepoltura, della comunione con i defunti e della loro liberazione, della risurrezione e delle apparizioni risentono profondamente di questa grande comprensione/incomprensione circa i “tre giorni”. Sono, spesso, il frutto di una Chiesa e di una cultura che ha pensato la pasqua in modo troppo ristretto, troppo angusto, persino contraddittorio.
Il tentativo coraggioso, che questo testo di Giordano Remondi realizza in modo originale, è precisamente quello di “fuoriuscire” e di “liberarsi” da quei luoghi comuni – nobili luoghi comuni, s’intende – che impediscono all’esperienza pasquale di assumere un profilo articolato.
Il profilo problematico consiste, innanzitutto, nella “scomposizione” del Triduo, tre giorni che si sono resi autonomi e, così facendo, si sono anche moltiplicati. Giovedì santo, Venerdì santo, Sabato santo, Domenica di Risurrezione. I giorni diventano da tre, quattro. Addirittura diventano sei! Ciò accade quando si arriva a giustapporre, ad un triduo della passione, un triduo della risurrezione. Anche le nostre agende e i nostri calendari civili recano le tracce, evidenti, di questa “dislocazione”, di questo slittamento, di questa reinterpretazione abbassata del Sacro Triduo.
Il progetto di questo libro, come sembra, è quello di restituire al Triduo la sua coerenza, la sua forza, la sua unità. Ma la peculiarità del percorso sta nel suo giocare su “tre gesti” (adorazione, silenzio e veglia) e su molti testi, a mo’ di contrappunto. Liturgico e meditativo, il libro di Giordano Remondi addita, al fondo, una logica di fiera devozione, insieme a un modello spirituale ed esistenziale di celebrazione del Triduo…